venerdì 30 marzo 2012

Libri di carta, libri di bit...

Davvero un saggio interessante, a margine del convegno relativo, questo di Gino Roncaglia pubblicato pochi giorni fa su "Nazione indiana" che analizza la crisi di vendita dell'editoria alla fine del 2011 e a cavallo dell'inizio di quest'anno, mettendo in relazione la legge Levi sulla scontistica (entrata in vigore a settembre scorso) e il fenomeno e-book, soprattutto quello pirata. Temi che sarebbe interessante dibattere proprio nel "Clavilegno". Non per vieta sociologia letteraria, ma perché il nesso editoria-mercato è assolutamente cogente nell'analisi dei processi letterari odierni.

3 commenti:

  1. Ma, per esempio, tu dell'e-ntità e-book che ne pensi, D.?

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    1. Ma, un po' alcune cose le ho già scritte nell'editoriale del Clavilegno...l'oggetto in sé non cambia i modelli di approccio alla conoscenza. Darà voyeurismo, null'altro. Altro sono gli esperimenti radicali di trasmigrazione di forme tipo Fake Press, che ho citato. Ma quello che in questo saggio è interessante, almeno io lo colgo dentro, anche se non viene esplicitato, è che l'ebook è sì affare, ma nel mercato saturo del libro di carta, inquinato da paccottiglia seriale, l'editore di carta l'attuale fossa se l'è bell'e scavata da solo. Cioè: se in assenza del mercato web io ti rifilo paccottiglia su paccottiglia seriale a 12/15 euro, oggi col mercato web parallelo, lo scaricaggio pirata, se tanto mi dà tanto il lettore forte, che è quello che tiene in piedi il sistema, compra il prodotto in serie alla metà o magari gratis, di traforo. Per cui i percorsi dei due mercati (di carta/web) si divaricano: posso scegliere solo di farmi editore seriale, sul web e carta, col selfpublishing parallelo, ma mi trasformerò in un distributore di etichette sotto forma di oggetti-libro. Il che toglie all'editore qualunque aura-autorictas e alla lunga ne fa un merciaio indistinto e lo renderà inutile. I distributori già esistono (e stanno acquisendo fra l'altro molti piccoli editori indebitati) Altro è giocare sì sui due mercati in parallelo, ma sapendo che su quello di carta devo creare il libro come oggetto totemico, valore-feticcio. Magari con edizioni a tiratura limitata, ma quel che conta è che il valore immateriale contenuto dentro l'oggetto fisico che vendo a 12/15 euro li valga davvero e il lettore lo compri perché lì trova quello che nell'usa-e-getta del web non può avere. Come a dire: io lettore spendo magari 20 euro per comprare 20 e-book o realtà aumentate, perché hanno per me valore transeunte, mentre spendo pure 25 euro per avere l'edizione cartacea di un libro che voglio avere, conservare, esibire (il libro è anche estetica d'appartamento). Perciò devo fare di quel libro di carta un prodotto di qualità non passeggera, il bene immateriale che dentro ci sta (le parole per intenderci)deve avere un valore che lo renda prezioso. Altrimenti se tanto mi dà tanto, spendo una cifra uguale per comprare bit, scambiarli, scaricarli. Il futuro di un editore che voglia essere bifronte (web e carta) sarà giocare sui due campi con logiche diverse. Moderniste e passatiste a un tempo. Pensare di replicare l'usa-e-getta tanto sul web che su carta, finisce per consumare la carta e rendere cannibalico il web. Ma qui la scelta è in capo all'editore: farsi appunto solo distributore di etichette nel supermercato amazzonico (e così avverà in molti casi) oppure selezionatore bipolare, conservatore di un campo e di un altro con logiche diverse. Anche perché il valore immateriale dell'oggetto libro è l'unico a garantire un ciclo di prodotto potenzialmente infinito (stampo magari un Omero che mi dura secoli, mentre qualunque altro bene si fa antiquariato al massimo, decade). Credo però che gli editori questa ambivalenza non l'abbiano ancora compresa e pensino di continuare a sfornare libri di carta o di bit con le stesse logiche. Autologorandosi.

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  2. Interessantissima questa idea dello sdoppiamento qualitativo, non mi era neanche mai passata per la mente. Io rimango in attesa di conoscere qualcuno con un kindle o simili per spupazzarmi un po' l'oggetto, per ora l'unico lettore di ebook l'ho conosciuto sul cammino di Santiago e mi è sembrato che avesse comprato l'ereader più che altro perché era una novità. Insomma, magari io vivo in una boccia per pesci, ma per ora mi pare sia una cultura talmente di nicchia... In qualche anno vedremo le tue riflessomi incarnarsi, immagino.

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