sabato 28 settembre 2013

Urbino, Nebraska

Da qualche giorno, per i tipi di Minimum Fax, è uscito "Urbino, Nebraska" del mio amico Alessio Torino.
Si tratta di un dichiarato omaggio a Paolo Volponi.
Alessio ha sinora pubblicato "Undici decimi" (Italic) e "Tetano" (Minimum Fax).
La sua mi pare proprio una scrittura sicura; adopererei l'aggettivo "serena", a patto che voi non lo scambiate per "conciliante", ma lo intendiate nel senso di una scrittura consapevole, che non ha bisogno di scatti e ghirighori.
Insomma: leggerò "Urbino, Nebraska".


venerdì 27 settembre 2013

PROUSTIANA (9)

Proust, All'ombra delle fanciulle in fiore (Nomi di paesi: il paese), ed. I Meridiani, vol.1, p.1127

[si conclude questo primo dittico; e dici "voglio sapere altro" non per sapere fatti, ma risentire questa voce. E' un dittico in fondo sereno; dentro, nella prima metà, c'è spazio per quella scena crudelissima, due paginette feroci, del lesbismo sadico della signorina Vinteuil e uniche le due epifanie maschili durante il soggiorno a Balbec: una solare, Robert de Saint Loup, e una lunare, il barone de Charlus. E siccome nessun lettore di Proust lo affronta da lettore vergine, sai che arriverà altro e lo aspetti. E dici: 1152 pagine di dissimulazione amorosa per quanto attiene la trama, ovvio. E dentro il cuore vero, un cuore di meraviglie saggistiche: un interminabile saggio sull'amore, sull'arte, sulla psicologia. Questa che segue è la sequenza del bacio fallito sulla guancia ad Albertine: i vent'anni, loro unici a potersi riconoscere in quell'estasi panica, immortale, perché immorale, senza regola e rimpianto]

Se la morte m'avesse colto in quell'attimo, mi sarebbe sembrata indifferente o piuttosto impossibile, giacché la vita non era fuori di me, era in me; avrei sorriso di compatimento se un filosofo avesse opinato che un giorno, anche lontano, avrei dovuto morire, che le forze eterne della natura - quella natura sotto i cui piedi divini io ero un semplice granello di polvere - mi sarebbero sopravvissute; che dopo di me ci sarebbero stati ancora quegli scogli, tondeggianti e ricurvi, quel mare, quel chiaro di luna, quel cielo! Com'era possibile, come poteva il mondo durare più di me, dal momento che non io mi perdevo nel mondo, ma il mondo era compreso in me, in me che era ben lungi dal riempire, in me dove io stesso, sentendovi ancora spazio per ammassare tanti altri tesori, gettavo sdegnosamente in un angolo cielo, mare e scogli?

giovedì 26 settembre 2013

Sacro G.R.A.





I primi venti minuti, diciamolo, la tentazione di alzarsi e andare c'è, sì c'è (una donna nella fila di faccia alla mia lo fa). Ma poi, come in un romanzo un po' bislacco la voce forte, il timbro deciso del narratore che anche se ciò che racconta proprio proprio non ti intriga, quella voce la devi comunque seguire, qui c'è la giunzione ottima tra la fotografia, misurata, limpida, a tratti esemplare, e un suono irreale, attutito, come artefatto, senza zeppe realistiche o contorni musicali (e alla fine scopri che il regista s'è incaricato anche della fotografia e del suono: chapeau!). E così, come una pasta lievitata, il film ti cresce davanti agli occhi; quelle storie, pare, scombinate s'accavallano e si congiungono, come in una trama definita, e pur in una forte penuria del parlato, le immagini, le sequenze parlano e parla soprattutto la capacità di posare lo sguardo (questo è poi il regista, il narratore) da un'angolatura inusuale, di vedere con occhi diversi quello che ti capita sotto gli occhi tutti i giorni. Le storie periferiche, marginali del 'filosofo' baraccato, del salvatore di palme, dell'infermiere, del nobile di borgata, dell'anguillaro, delle prostitute vecchie e in disarmo, sembrano ammiccare a un gusto un po' facilotto di realismo brodoso, una roba che sarebbe fin troppo facile appaiare per contrasto al mosaico crasso e bizantino della Roma di Sorrentino in La grande bellezza. Ma non è così; questo è tutt'altro che un documentario, pur essendolo, non ha nulla di realismo come genere cui riferirsi, pur potendosi iscrivere lì dentro a buon diritto. C'è un sapore di astrazione fortissimo, di trasfigurazione del reale, quel reale 'vero', in presa diretta, diventa parabola di altro. Così nel finale, quando scopriamo l'umanità densa dell'infermiere (una scena di una potenza emotiva senza commento) e del 'filosofo' e dell'amatore di palme (il 'personaggio' più forte fra tutti), tutti lavorano verso una dimensione di carità umana, nella sua accezione etimologica pre-cristiana: di tenere in serbo come cosa cara qualcosa dall'abbrutimento circostante, dal logorio della vita e del tempo, qualcosa che non tutti sanno e possono vedere. E altre sequenze fanno della cronaca del reale concreto l'epifania dell'astrazione: la meravigliosa nevicata su Prima Porta (uno dei cimiteri di Roma) o sulle fosse dove si interranno le bare scoperchiate, richiama magari il finale dei joyciani "Morti" ma con una potenza che non ha bisogno di commento. In ultimo; l'aver vinto il Festival di Venezia ha scatenato polemiche (Pupi Avati ha detto che un documentario non può vincere a Venezia, un'opera dunque di non fiction). Ma questo non è un documentario; questo diventa più fiction di una fiction vera, nella sua audacia sperimentativa sorpassa il confine di genere, e entra in un territorio altro, limitaneo, di sconfinamento dove ciò che governa è l'immagine. D'altronde l'immagine come la parola quando vengono sedimentati per essere trasmessi, messi in ordine, codificati e fissati stabilmente, cessano la loro funzione di veicolo comunicativo e diventano altro. Che lo si sappia o no, quella non è più realtà da documetare. E' altro.

Poscritto: un'opera come questa, coraggiosa, non gradevole, non commerciale, vince a Venezia. Chissà se mai nella letteratura capiterà che qualche premio (editorial)letterario abbia la stessa sfrontatezza.

domenica 22 settembre 2013

Come avrebbe detto Mike Bongiorno


In queste settimane mi sono appuntato quattro titoli recenti o recentissimi, di autori giovani o giovanissimi, di cui - come avrebbe detto Mike Bongiorno - si fa un gran parlare.
Credo che li leggerò.
Voi? Ne avete letto qualcuno?


Davide Orecchio, Città distrutte. Sei biografie infedeli, Gaffi;

Giordano Tedoldi, I segnalati, Fazi;

Giorgio Ghiotti, Dio giocava a pallone, Nottetempo;

Giuseppe Sforza, Inseguendo Gauguin, Laurana.

 

venerdì 13 settembre 2013

Dopo Masterpiece

...melt-a-plot....(che comunque mi pare abbia qualche senso maggiore, quanto meno nella natura ludico-collegiale)

martedì 10 settembre 2013

PROUSTIANA (8)

Proust, All'ombra delle fanciulle in fiore (Nomi di paesi: il paese), ed. I Meridiani, vol.1, p.980


Dopotutto, mi dicevo, il piacere provato nello scriverla non è, forse, il criterio infallibile per misurare il valore di una bella pagina; forse si tratta solo di uno stato accessorio, che si sovrappone spesso alla scrittura, ma, se manca, non ne pregiudica la qualità. Forse, certi capolavori sono stati composti sbadigliando.

sabato 7 settembre 2013

Sostiene


Piacere a tutti è impossibile, sostiene la Logica.
Piacere a molti è male, sostiene il Romantico.
Piacere a pochi è meglio, sostiene Orazio.
Piacere a nessuno è una sciagura, sostiene lo Scrittore Anonimo.

venerdì 6 settembre 2013

La buona terra


Dopo tanti miei post propiziatori, ho finalmente letto un libro splendido, come da mesi non mi capitava.
Si tratta de "La buona terra" di Pearl S. Buck.
Un libro, se così si può dire, perfetto.
Dov'è andata, oggi, tanta pazienza nello scrivere, tanta cura e - nel contempo - delicatezza nel narrare?
Neppure si sente, la mano dell'autrice. Per oltre trecento pagine leggiamo la storia di una vita, e non troviamo nient'altro: nè l'ironia (che, per paura di dire troppo, si preoccupa di togliere alla narrazione), nè l'urlo (che, per paura di dire poco, si preoccupa di aggiungere).
E così, non ci resta che affezionarci a quella vita che viene narrata.

Ringrazio una volta di più Giovanna Piazza, che mi ha segnalato il libro.


martedì 3 settembre 2013

Colpacci


E i libri - rari, o antichi, o preziosi, o per voi importanti per chissà quale motivo - che avete scovato, magari in una bancarella, magari a un prezzo ridicolo?

Io anni fa ho acquistato una prima edizione di "Memoriale" di Paolo Volponi, in ottimo stato, a 4 euro.

Resta però insuperabile una mia amica: comprò su Ebay tutte le opere di Cesare Pavese uscite per Einaudi, in versi e in prosa, in edizione rilegata, pressoché intonse, per un totale di 29 euro!
(Non domandatemi se la spedizione fosse inclusa).


domenica 1 settembre 2013