Vi segnalo il sito rinnovato, in occasione del decennale, di Zibaldoni e altre meraviglie, rivista digitale piuttosto raffinata. (Il precedente in effetti necessitava un ritocchino di leggibilità).
venerdì 28 dicembre 2012
mercoledì 19 dicembre 2012
A proposito di figli
Crescita
È cresciuta in silenzio come l'erba
come la luce avanti il mezzodì
la figlia che non piange.
(da Vittorio Sereni, Stella variabile, Torino, Einaudi 2010)
domenica 16 dicembre 2012
Trenta euro. Auguri. E coraggio.
E niente.
Ieri pomeriggio lascio Simona girellare per bancarelle, impugno il passeggino e salgo con Agata per via San Lorenzo, supero piazza De Ferrari, entro in galleria Mazzini dove - come ogni anno in questo periodo - c'è una maestosa fiera del libro usato.
Di solito, si sa, il novanta per cento di ciò che si trova in casi simili è composto da: libri di cucina, libri di esoterismo, libri su usi e costumi locali, libroni di fotografia, vecchie e sconosciute storie d'Italia da una prospettiva generalmente di estrema destra, riviste illustrate degli anni Cinquanta.
Ma io so dove andare. Verso la fine della galleria, dico quasi in cima, prima di largo Lanfranco, c'è un piccolo banchetto che piazza lì, come niente fosse, decine di Adelphi a metà prezzo (e poi nel conto i commessi arrotondando sempre per difetto).
Agata dà segni di impazienza. Arraffo compulsivamente: "Da Moby Dick all'Orsa Bianca" della Ortese, "Storia e utopia" e "Un apolide metafisico" di Cioran, "Lettera a un religioso" della Weil, "La melodia del giovane divino" di Michelstaedter, "Post mortem" di Caraco.
Agata fa le prove del suono, do i libri al commesso, il commesso calcola, arrotonda, Agata lancia un sovracuto, il commesso infila i libri in un sacchetto, me lo porge, Agata strilla ufficialmente, il commesso mi dice: "Trenta euro. Auguri. E coraggio".
Prendo il sacchetto, pago, saluto, auguro. Non saprà mai, il commesso, che ancora non so se si sia riferito a me come padre o come lettore.
Ieri pomeriggio lascio Simona girellare per bancarelle, impugno il passeggino e salgo con Agata per via San Lorenzo, supero piazza De Ferrari, entro in galleria Mazzini dove - come ogni anno in questo periodo - c'è una maestosa fiera del libro usato.
Di solito, si sa, il novanta per cento di ciò che si trova in casi simili è composto da: libri di cucina, libri di esoterismo, libri su usi e costumi locali, libroni di fotografia, vecchie e sconosciute storie d'Italia da una prospettiva generalmente di estrema destra, riviste illustrate degli anni Cinquanta.
Ma io so dove andare. Verso la fine della galleria, dico quasi in cima, prima di largo Lanfranco, c'è un piccolo banchetto che piazza lì, come niente fosse, decine di Adelphi a metà prezzo (e poi nel conto i commessi arrotondando sempre per difetto).
Agata dà segni di impazienza. Arraffo compulsivamente: "Da Moby Dick all'Orsa Bianca" della Ortese, "Storia e utopia" e "Un apolide metafisico" di Cioran, "Lettera a un religioso" della Weil, "La melodia del giovane divino" di Michelstaedter, "Post mortem" di Caraco.
Agata fa le prove del suono, do i libri al commesso, il commesso calcola, arrotonda, Agata lancia un sovracuto, il commesso infila i libri in un sacchetto, me lo porge, Agata strilla ufficialmente, il commesso mi dice: "Trenta euro. Auguri. E coraggio".
Prendo il sacchetto, pago, saluto, auguro. Non saprà mai, il commesso, che ancora non so se si sia riferito a me come padre o come lettore.
sabato 15 dicembre 2012
Celati delle pianure
Da antico ammiratore di "Le avventure di Guizzardi" e un po' più recentemente di "Narratori delle pianure", segnalo un interessante intervista al mio ex professore al DAMS Gianni Celati
http://www.doppiozero.com/materiali/anteprime/il-comico-come-strategia-gianni-celati
http://www.doppiozero.com/materiali/anteprime/il-comico-come-strategia-gianni-celati
venerdì 14 dicembre 2012
L'unica parola necessaria
Leggo oggi sull'elzeviro del Corriere la recensione a questo libro. Gli editori, si sa, trasformano qualsiasi cosa: fanno di erba alloro, di fango marmellata, di latta platino. Di questi tempi, poi. Trasformano e assorbono persino le spinte sovversive; premiandole le addomesticano. Eppure al di là del sapore da primitivismo letterario con venatura memoriale tipicamente da scrittura 'donna' (filone aurifero nelle vendite), è storia - questa della contandina sgrammaticata Clelia - antica e vera. Quando la scrittura è urgenza assoluta, necessità, respiro a bocca aperta, purezza senza scorie. Lo stadio embrionale, quello dell'infanzia della parola non ancora corrotta dalle pose letterate, dall'erudizione e la malizia dell'esperienza, dagli antagonismi e i protagonismi, dalle moine, gli ammiccamenti, gli sberleffi, le inutili, supponenti polemiche da aiuola tanto ridicola.
Mi ricorda come nasca un desiderio potente, che viene da lontano e non ha nome né motivo. Un bambino di undici anni, una penna e quaderni rilegati col nastro adesivo, giusto trent'anni fa. A rincorrere fantasmi e illusioni travasate da libri d'avventura, di sogno, di un Salgari o di un Verne senza partigianerie pronunciate con smorfietta guardinga: ma tu preferisci Salgari o Verne, a chi appartiene il tuo gusto sapido da buon amatore delle lettere? Le lettere, già. Non le parole, soltanto le parole e nient'altro. Le lettere, le buone e curate lettere.
domenica 9 dicembre 2012
Stepàn Trofimovič. Ieri e oggi.
Stepàn Trofimovič: "Ma questo, davvero...che razza di storia è questa? Je suis un forçat, un Badinguet, un uomo con le spalle al muro... !". Ma allo stesso tempo nel tono di tutte quelle lamentevoli esclamazioni si avvertiva una nota di capriccioso autocompiacimento e di frivola spensieratezza. (F. Dostoevskij, I demoni)
sabato 8 dicembre 2012
giovedì 6 dicembre 2012
Senza scrittori
Segnalo "Senza scrittori", documentario su narrativa e dintorni a cura di Andrea Cortellessa, andato in onda qualche sera fa su Rai 5. (L'orario era fuori dalla mia portata: proverò a recuperare nei prossimi giorni).
lunedì 3 dicembre 2012
Lo stile Flaubert
Manco da un po' e ritorno per dire una banalità, forse.
Ogni volta che mi ricapita tra mani Falubert (il Flaubert maggiore, intendo, quello di Madame Bovary e della seconda Educazione sentimentale) non posso fare a meno di pensare che la sua opera sia un (forse il?) supremo esempio di stile. Lasciamo stare i contenuti, dico dello stile nudo e crudo: della misura della frase, della cadenza della punteggiatura, del respiro dei paragrafi. E così dico anche del peso che quello che passa per quella penna viene ad assumere; perché trattata con enorme rispetto, qualsiasi cosa dischiude al lettore tutto il suo peso.
Dono? No. Lo stile del Flaubert non-"naturalista" è tutt'altra cosa, tra il prolisso e l'ampolloso. Sono gli anni dedicati a quelle opere a conferire quella schietta nobiltà al tutto. Ore di sudore su ogni frase e lime interiori lisce. Che poi credo sia quello che manca al maggior parte dei narratori di oggi che mi capitano sotto gli occhi. E sto continuando a parlare solo di stile, naturalmente. Se aprissi al contenuto e dicessi quel che penso, mi renderei antipatico.
Fatemi sapere se ne pensate qualcosa. Una notte fecondamente insonne a tutti.
Ogni volta che mi ricapita tra mani Falubert (il Flaubert maggiore, intendo, quello di Madame Bovary e della seconda Educazione sentimentale) non posso fare a meno di pensare che la sua opera sia un (forse il?) supremo esempio di stile. Lasciamo stare i contenuti, dico dello stile nudo e crudo: della misura della frase, della cadenza della punteggiatura, del respiro dei paragrafi. E così dico anche del peso che quello che passa per quella penna viene ad assumere; perché trattata con enorme rispetto, qualsiasi cosa dischiude al lettore tutto il suo peso.
Dono? No. Lo stile del Flaubert non-"naturalista" è tutt'altra cosa, tra il prolisso e l'ampolloso. Sono gli anni dedicati a quelle opere a conferire quella schietta nobiltà al tutto. Ore di sudore su ogni frase e lime interiori lisce. Che poi credo sia quello che manca al maggior parte dei narratori di oggi che mi capitano sotto gli occhi. E sto continuando a parlare solo di stile, naturalmente. Se aprissi al contenuto e dicessi quel che penso, mi renderei antipatico.
Fatemi sapere se ne pensate qualcosa. Una notte fecondamente insonne a tutti.
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