domenica 16 dicembre 2012

Trenta euro. Auguri. E coraggio.

E niente.
Ieri pomeriggio lascio Simona girellare per bancarelle, impugno il passeggino e salgo con Agata per via San Lorenzo, supero piazza De Ferrari, entro in galleria Mazzini dove - come ogni anno in questo periodo - c'è una maestosa fiera del libro usato.
Di solito, si sa, il novanta per cento di ciò che si trova in casi simili è composto da: libri di cucina, libri di esoterismo, libri su usi e costumi locali, libroni di fotografia, vecchie e sconosciute storie d'Italia da una prospettiva generalmente di estrema destra, riviste illustrate degli anni Cinquanta.
Ma io so dove andare. Verso la fine della galleria, dico quasi in cima, prima di largo Lanfranco, c'è un piccolo banchetto che piazza lì, come niente fosse, decine di Adelphi a metà prezzo (e poi nel conto i commessi arrotondando sempre per difetto).
Agata dà segni di impazienza. Arraffo compulsivamente: "Da Moby Dick all'Orsa Bianca" della Ortese, "Storia e utopia" e "Un apolide metafisico" di Cioran, "Lettera a un religioso" della Weil, "La melodia del giovane divino" di Michelstaedter, "Post mortem" di Caraco.
Agata fa le prove del suono, do i libri al commesso, il commesso calcola, arrotonda, Agata lancia un sovracuto, il commesso infila i libri in un sacchetto, me lo porge, Agata strilla ufficialmente, il commesso mi dice: "Trenta euro. Auguri. E coraggio".
Prendo il sacchetto, pago, saluto, auguro. Non saprà mai, il commesso, che ancora non so se si sia riferito a me come padre o come lettore.

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