martedì 13 novembre 2012

A domanda risposta


5 commenti:

  1. Straordinario. Non sapevo che questo film fosse sul web. Io ne avevo acquistato anni fa la versione VHS con libretto annesso. Impagabile quando Gadda dice, a proposito di Bacchelli: "per dirla tutta, era un interminabile chiacchierone..." (N.B.: ho eliminato il post di prima solo perchè c'era un errore di battitura - sempre meglio dare il buon esempio no?).

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    1. Ci sono altri spezzoni, ma, come noto, il Gran Lombardo era (per fortuna!) avaro di presenze sue da fare in pasto ai curiosi. Era parco e timido; mentre sulla pagina boxava con una virulenza esagitata, in presenza era quasi afasico, pur dando giudizi eraclitei come s'è visto. A pensare alle tante clownerie dell'evo nostro, saltimbanchevoli gorgheggi da premi o festival, sgallinate e cornacchiamenti (che sulla pagina, al contrario, diventano tante paviducce e timorate ruminazioni sterili...)

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  2. Gia, è vero. Il Gadda della pagina sembra un'altra persona. E' la prerogativa dei Grandi Clown essere grandi in scena e nella vita riservati, quasi - appunto - timidi. Inutile che aggiunga che noi, oggi, abbiamo perso i Grandi Clown - ci sono rimasti trucchi e il naso rosso, di plastica...

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  3. Mi va di spendere due parole su Gadda che è uno dei miei autori preferiti. Ciò che dico è ovviamente dettato dalla passione letteraria che in certi casi raggiunge livelli parossistici (lo so ma è piacevole), nulla a che vedere con certe analisi critiche assai più ponderate.
    Innanzi tutto desidero soffermarmi sul riferimento a Céline che (come dichiarato nel filmato) prevede un’affinità di natura stilistica. Sebbene non sia esperto dell’autore francese (ho letto solo il Viaggio), ho l’impressione che l’accostamento sia accettato dal Gadda dell’intervista più che altro come puro riconoscimento al merito del collega transalpino. Immagino una qualche fonte d’ispirazione, forse uno stimolo o un influsso. Mi viene da paragonare a tal punto “Il viaggio” con il coevo “Il castello di Udine” (che è peraltro una raccolta di scritti) giacché sul piano della narrazione itinerante ben si accostano: quel che laddove appare fisico, reale, qui è assolutamente concettuale; ma non andrei oltre. Le radici del Gadda sono ben note e radicate nella letteratura classica oltreché lombarda, e il suo lessico ne risente.
    Mi piace pensare piuttosto agli accostamenti con Joyce, al tenore enciclopedico e sperimentale dell’opera che trova in Gadda uno dei pochi termini di paragone (che io sappia).

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