sabato 17 novembre 2012

Promenade solinga disillusaque

Ieri pomeriggio vado al Castello Sforzesco per fare un giro tra gli eventi di book city. Dicono che da un anno a questa parte Milano stia vivendo un risveglio culturale. Me ne compiaccio; ricordo qualcosa di simile alla metà del novanta a Roma; poi venne il giubileo, poi vennero gli anni 'zero' e Alemanno, adesso vivo qui e non so cosa succeda, ma credo niente di speciale. Confesso a voi e al mondo senza pudore di essermi sempre tenuto alla larga da festival editorial-letterari, fiere, saloni, performance et similia (mai stato a Mantova né a Torino, per dire). Comunque ieri faccio il bravo e vado ad annusare.

Primo incontro. Sala panoramica. 
Tre piani a piedi, ma di quelli scaloni lunghi e alti che arrivi in cima - sono poco atletico - e bestemmi quando scopri l'ascensore accanto all'ingresso. Poche sedie, pure rimediate; per la serie raccogliticce, spaiate. Parlano piccoli editori sulla crisi del sistema, l'oligopolio dei grandi. Ci sono: Iperborea, Nottetempo, Marcos y Marcos, Voland e due piccoli librai indipendenti. Cose note, giuste, verissime: scontistica ammazza-indipendenza, librai allo stremo. Ascolto parlare Ginevra Bompiani, non l'avevo mai vista: molto agguerrita, battagliera, dice cose da barricadera contro il sistema, da donna di sinistra dura e tosta. Mi fa piacere, intendiamo. Poi mi dico: è la figlia di Valentino, ha fondato la casa editrice con la nipote di Einaudi e s'incazza contro il sistema....magari non avrà più rapporti con la dinastia, avranno litigato, non percepirà più quote azionarie. Mi sovviene a un di presso una battuta che ascoltai, a margine del più nazionalpopolare dei premi editoriali, lo Stregagatti. Tal critico blasonato, Pippo la Portucola, gongolava dicendo che è bello vedere nella cinquina un piccolo editore giovane e indipendente, coraggioso, aggiunse: si riferiva a Nottetempo, chiaro. Coraggioso e giovane; fondato da due rampolli di grandi dinastie editoriali, due padroncini del vapore. Bo'... e allora due piccoli e anonimi che mettono su una casa editrice dal nulla che sono, se quelle due sono coraggiose? Due scriteriati, due folli, due marziani? Poi penso: siamo in Italia. L'associazione dei giovani industriali andrebbe ribattezzata: associazione dei giovani (figli di) industriali. Vabbe'.... m'alzo e scendo. Stavolta con l'ascensore, però. Consumiamo un po' d'energia, ai posteri l'arida terra.
 
Secondo incontro. Sala Weil Weiss.
Entro che sta già parlando Andrea Cortellessa; stavolta bella sala, la cosa che guardo di più è la cintura di libri alle pareti. Cortellessa non l'ho mai visto parlare; è affabile, buon eloquio. Sta descrivendo l'attività di Alfabeta2, il fatto che l'anno prossimo dedicheranno uno speciale al cinquantennale del Gruppo 63, lodevole iniziativa. Poi invita a leggere quattro poeti in successione: Biagio Cepollaro, Milli Graffi, Giulia Niccolai, Aldo Nove. La mia ingnoranza sulla poesia è notoria e crassa, tanto per ribadirlo; di costoro non ho mai letto nulla, una pure la ignoravo (la Niccolai). Leggono inediti o testi da poco editi. Il testo di Cepollaro - "il corpo" credo si intitoli - msembrato il più interessante, dotato di struttura. La Graffi è stata penalizzata dal non riuscire a leggere nel buio bene i suoi testi, nonostante l'ausilio di una grossa lente alla Sherlock  (perché non s'è messa gli occhiali?). Alla fine non si capisce nulla. Niccolai esordisce dicendo che la sua poesia è comica, quindi s'aspetta che faccia ridere; oddio, qualcosa sì, poi domanda in un caso: "questa non l'avete capita? Be', la rileggo". Io non l'ho capita comunque, ma non domando il bis, era fin troppo breve. Tocca in ultimo a Nove; per anagrafe il più giovane nel suo essere - trovo scritto - una specie di tardo-avanguardista, per dirla con Sanguineti. Infatti legge direttamente da un i-pad, mentre gli altri da fogli o libri. Se ho capito sta scrivendo un'opera poetica per ogni anno della sua vita che si ultimerà nel 2020 quando sarà pubblicata; non capisco, la sua vita smetterà di scriverla o di viverla? L'anno è il 1969, dice di avere 3 anni (scopro poi che è nato nel 1967). Cortellessa esordì presentandolo che la sua opera è fortemente soggettiva. Racconta di chi viveva davanti a casa sua, di certi giochi da bambino, dei genitori che parlano dell'Apollo 11. La cosa dura da una decina di minuti. M'alzo e me ne vado.

Poscritto: oggi pomeriggio, lo giuro, m'ero ripromesso di andare a vedere qualcos'altro, giusto per non essere il solito misantropo letterario, un asociale isolazionista. Però il tempo non è granché, fa freddino. Ma....mi sa che me ne starò al calduccio coi morti. Devo iniziare a leggere la Casina, l'ultima commedia plautina e forse mi toccherà mettere mano alla mia officina per aggiungere un pezzo a qualcosa che sta faticando enormemente per uscire fuori, spacca la mia mano e fa attrito sulla carta. Insomma scrivere qualcosa nato e digià morto. Forse per oggi rimango a far compagnia alle mie povere cose morte.
 

7 commenti:

  1. Divertentissima cronaca Danilo! Forse domani ci vo anch'io ad annusare...

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    1. Allora, attendo anche la tua cronaca, così avrò la sensazione di avere un po' messo il becco fuori dal nido anch'io.
      AT

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  2. Ahimé, come posso deludervi? Ma il fatto è che domenica avrei voluto andare a vedere questo incontro sui luoghi milanesi proletari (o qualcosa del genere) di Testori al Castello, ma tra tempi stretti per il rientro e obblighi di famiglia non c'è stato modo di metropolitanizzarsi verso il centro; dunque al massimo posso fare una cronaca della mia lettura del programma cartaceo di Book City...

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  3. Faccio una brevissima rassegna, tanto per dire che anche a Genova si svolgono simili manifestazioni culturali (chi potrebbe negarlo d’altronde? una città che è stata capitale europea della cultura). Tre giorni dedicati a un festival (“L’altra metà del libro”) riservato a libri e lettori con conferenze, presentazioni e sedute di letture collettive. Presentato con vari slogan pubblicitari come “Il libro ha bisogno del lettore per venire alla luce… Le parole sulla pagina restano dove sono, quelle lette invece mettono le ali…” che sembrano un’istigazione all’acquisto (ovvio). La kermesse ha proposto una serie di famosi autori di consumo, che io normalmente non leggo, ma la partecipazione della gente è stata buona (non certo i numeri di Milano), tanti curiosi ma anche appassionati, lettori o scrittori anch’essi, la viva cittadinanza insomma.
    Parallelamente si è svolto “Babel” il festival editorial-musicale indipendente, con performance letterarie e musicali appunto, e una bella atmosfera giovanile.
    Personalmente ho assistito a letture in musica da Altai di Wu Ming (loro sono famosi), con musiche dei Contradamerla: uno spettacolo ben preparato, le parole suggestive, però talvolta ostacolate dalle sonorità strumentali, sono tratte dall’Interludio del libro: una festa comunque che si ripete in varie città italiane.
    Tutto nella meravigliosa cornice di Palazzo Ducale: perché in occasione di un futuro avvenimento letterario non vi date (ci diamo) appuntamento lì? Vi ricordo, ad esempio, che a giugno si svolge il Festival internazionale della poesia o il 16 giugno c’è il Bloomsday con l’intera lettura dell’Ulisse di Joyce, assolutamente da non perdere.

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    1. Bloomsday a Genova? Ma in italiano? Perché ho assistito a Dublino al Bloomsday del centenario (2006) ed è evento straordinario per i costumi d'epoca e le rappresentazioni di sequenze nei luoghi esatti del romanzo...

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    2. Sì, è la traduzione di Giulio De Angelis che viene letta dal mattino fino a notte inoltrata (adattata in parte per far rientrare ogni capitolo in un'ora circa di lettura). Non ci sono costumi ma i luoghi dove si svolge sono altrettanto suggestivi: locali storici, biblioteche, musei. E tanti volenterosi interpreti tra studenti e professori, scrittori e giornalisti, persino attori.
      Qui trovi un po' di informazioni: http://genova.mentelocale.it/36987-genova-bloomsday-2012-il-festival-di-poesia-nel-segno-di-joyce/

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    3. Grazie dell'informazione
      D.L.

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