giovedì 21 febbraio 2013

Confiteor

Del pubblico che ci discute e che ci giudica quanti sapranno mai per quali giorni neri siano passati i nostri fantasmi, e quanta parte migliore del nostro cuore ci costi il più meschino successo?

Giovanni Verga all'avvocato Salvatore Verdura (17 gennaio 1885)

  
(sottovoce: che grande, grandissimo narratore. Sapiente facitore di narrazioni, costruttore di marchingegni romanzeschi. Artigianato di gran razza. Modernissimo ancora. Se ripenso alla mia sufficienza di ventenne verso di lui in ragione di allergie veriste...mea culpa, mea maxima culpa)

1 commento:

  1. Chi non ha scheletri negli armadi o sugli scaffali delle proprie librerie? Pronti a saltar fuori al momento opportuno, per rinfacciarci il nostro puntiglio o richiamarci al nostro dovere. Ce ne eravamo forse dimenticati?
    Se la gioventù è passata, or ne siamo consapevoli: sia pur che di Rusticani ne manteniamo l’aspetto, con animosità di duello (di duetto?) o onorabilità di Cavalleria.
    Non vi turbi il nostro Malpelo che taluni additano a vezzo scapigliato di enfasi letteraria o viscerale improntitudine.
    Non vogliate tacciarci di scarsa Malavoglia, perciò. Piuttosto sia Dongesualdesca o umile predisposizione, a contatto con Veristiche apparenze, nel misurare o soppesare nuove o vecchie vie, eternamente a cavallo tra estro e naturalità.

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