Vi è in altre parole, nell'idea di popolo, la stessa vaghezza e indeterminatezza che vi è nell'idea di dio, di quel dio pratico e strumentale che serve e non è servito, e al quale pure quegli stessi governanti vediamo appellarsi, poiché, come il popolo, egli sta infallibilmente dalla parte di chi lo invoca.
Salvatore Satta, De Profundis, Milano, Adelphi, 1980 p.63
(opera, questa, oltreché chirurgica e diamantina nella disamina politica, socio-economica e culturale del Ventennio e della conseguente disfatta bellica, con sprazzi narrativi assai pregnanti grazie alla prosa 'giuridicamente' nitida e densa, amara e appassionata sull'antico male italico: non sapere amare l'idea di libertà, non sapere e non volere metterla in pratica, preferendo la passiva lagnanza del servo all'adulta presa di coscienza del cittadino, il disamore civico che non fa sangue di nazione. Di un'attualità sconcertante [parte di un autore anch'egli assai eclissato, ingiustamente])
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