giovedì 23 agosto 2012

Accadde oggi


I versi diluviano sempre! Nel vedere la quantità di libri di poesie che ci arrivano ogni mese stampati a spese dei poeti c'è da meravigliare della vena, o almeno della buona volontà, di tanti allievi delle Muse.

da Il Fanfulla della Domenica, domenica 25 dicembre 1898


[segue recensione all'ultimo frutto stampato dal 'più grande poeta italiano dopo Dante e Leopardi', l'autore ormai anziano di Rime e Ritmi]


4 commenti:

  1. Non si dovrebbe essere tutti più buoni, almeno a Natale?

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  2. Lo sono stati...li hanno citati prima di Carducci!

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  3. L’elemento che mi ha più colpito nella segnalazione del bolg che ripropone il Fanfulla, è la data: 25 dicembre 1898! – “poesie stampate a spese dei poeti”. Beh, ironia a parte, anche Gozzano, anche Montale, tanto per fare due casi illustri , hanno fatto stampare a loro spese le prime liriche! Del resto quale grande casa editrice si avventura su un autore che non sia più che sicuro? O, più che altro, che non garantisca le vendite?
    Direi che la voglia di poesia non muore mai e si ripropongono di anno in anno gli stessi argomenti di facile polemica. La poesia non è da tutti, certo, meglio sarebbe conservare i propri sfoghi e le proprie velleità poetiche in cassetti chiusi, tanto più che spesso sono poesie “consolatorie”. Ma non esageriamo, via: sono consolazioni lecite e psicologicamente gratificanti.
    non tutti si credono Montale.
    Maria Grazia Ferraris

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    1. Cara Maria Grazia, hai ragione, scrivere non fa mai male a nessuno, anzi. E persino togliersi lo sfizio di confezionare un po' bene il proprio lavoro è pù che legittimo. Se invece di farsi una vacanza, uno si stampa un libro, che male c'è? (Purché non si lasci incantare da editori senza scrupoli e si rivolga ai pochi che lavorano bene oppure direttamente a una tipografia, come abbiamo sempre spiegato). Però, ecco, la questione si può attraversare nei due sensi: la tolleranza che schiaccia verso il basso, le tensioni del fare letteratura che pretendono l'essenzialità e il valore. E i tanti che si illudono di soddisfare il bisogno di poesia o letteratura aumentando la nebbia della poeticità-letterarietà, che intossica le voci e ammorba l'aria dell'epoca che respiriamo tutti, poi finiscono per - nota la parola, nella sua valenza etimologica - diventare peso "inerte", e fare il male della letteratura senza fare il vero bene per sé... Insomma, la moneta ha due facce...

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