lunedì 12 novembre 2012

Crisi globale e cultura: la provincia italiana alla riscossa?

(Ecco un "pezzetto" che ho pubblicato su un periodico locale, forse può stimolare una riflessione)

In un momento di crisi dei modelli standard di riferimento (della politica, della cultura, della vita sociale, del mercato) ecco riprendere vita l'iniziativa di chi (e sono tanti), non più confinato nella solitudine del benessere vero o rappresentato dai media, cerca la comunità nel disagio. Si assiste infatti alla nascita anche di piccoli e piccolissimi movimenti di riscatto civico, o di analoghe iniziative culturali. Per chi da sempre – come certi artisti – si confronta col disagio, e anzi lo cerca come condizione necessaria di rischio esistenziale, questa crisi appare come un formidabile strumento di cambiamento. Permane tuttavia una doppia sensazione: da un lato si colgono nell'aria volontarismo e passione, dall'altro si percepisce il rischio che questi sfuochino l'importanza del concetto di competenza. La competenza nasce dall'investimento che l'individuo compie su se stesso nel tempo, dandosi l'opportunità di imparare a regola d'arte i fondamenti del proprio mestiere e di farne nello stesso tempo esperienza profonda. La competenza spesso però non si vede sulle coordinate della passione e del volontarismo in molte lodevoli iniziative culturali. Che fare? Io avrei una modesta proposta: ritornare ad avere fiducia nella pedagogia, nella trasmissione del sapere, rivalutando il concetto di “bottega”. Nella bottega si accetta lo stress e, perchè no, la sofferenza dell'apprendimento nel tempo lungo, tipici dell'artigianato. Solo così sarebbe possibile incanalare con prospettive di durata e di efficacia le iniziative prodotte dalla passione e dal volontarismo. Certo, ci vuole anche qualcuno che questo sapere sia in grado di trasmetterlo. Ma chi è abilitato a fornire questo tipo di trasmissione? Non certo i grandi enti culturali, ora più che mai gravati da situazioni economiche insostenibili, anche per colpa di gestioni spesso dissennate. Sappiamo invece quanto la provincia italiana sia ricca di realtà culturali di sicura e solida competenza, che dimostrano giorno per giorno quanta esperienza, sapienza, creatività e innovazione siano in grado di dispiegare. Se la provincia diviene il luogo dove finalmente far emergere col dovuto rilievo realtà di questo tipo, forse essa si potrà configurare come il luogo da cui ripartire per un rinnovamento profondo della cultura e della società italiana. Se lasceremo alla provincia – com'è spesso stato finora - il ruolo di pappagallo che ripete, storpiandoli e immiserendoli, i risultati esteriori raggiunti nei santuari della cultura e del mercato, perderemo un'occasione preziosa.

2 commenti:

  1. Ottimo. Risento il formicolio di tanti pensieri che mi avevano spinto a tentare l'avventura della bottega "Atelier"! Anche con lo stesso accento posto sulla provincia:
    Me ne andai
    con la mia donna mano nella mano
    feci più piccola
    Milano...

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  2. Sì questa è stata la bussola che mi ha sempre guidato nel lavoro qui, in provincia.E poi l'idea dell'avamposto mi è sempre piaciuta. La retoguardia annoia.

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