giovedì 30 maggio 2013

Parole, parole, parole



È la vergogna dell’istante puntuale e puntiforme che ci ispira i discorsi destinati ad appiattire la punta acuta, a smussare la mannaia tagliente della morte. La scappatoia attraverso la retorica, la prolissità nella retorica, è forse un mezzo per eludere questa brachilogia suprema dell’istante supremo. O, per usare altre immagini, il pudibondo getta sul volto della morte il velo del suo discorso, come Tartufo getta il suo fazzoletto sulla scollatura di Dorina… Nascondete questa morte oscena che io non posso guardare!

(Vladimir Jankélévitch, "La morte", Piccola Biblioteca Einaudi, p. 224;
mi sono appuntato chissà quante altre frasi, ma mi trattengo dalla tentazione di trascriverne ancora.)


6 commenti:

  1. Vero. La retorica è l'arte della persuasione; persuaderci che la morte covata dentro le parole, oggetti morti più della vita che le pronuncia, non ci sia.

    D.L.

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  2. Ma non è forse vero il contrario? Non cerchiamo di estorcere al bacio della morte una parola che contenga la vita?
    Le poche parole autentiche che pronunciamo, non ci costringono a diventare altro, non escono da un corpo che è già cadavere e riaccendono, nel cuore dell'universa vanità, una scintilla impersonale e indistruttibile?
    AT

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  3. P.S. La mia non è una domanda retorica, ma una domanda vera. Mi sto io stesso interrogando. Non c'è slancio beatamente ideale in questa inquisizione di ombre.
    AT

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  4. Credo che siano vere l'una e l'altra, AT.
    Lì risiede lo straziante paradosso: la parola che dice una vita ma che, in fondo, nel contempo la disdice.

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    1. Penso che la parola, appena pronunciata, sia già persa, quindi morta. Ma in questo pronunciare una vita artificiale nel desiderio di perpetuarla risiede la sua disperata bellezza. Perdersi, ridare una vita artificiale, che compensi la morte disseminata in tutto quello che circonda. In fondo non è Sherazade che incatesimando il sultano prova a rimandare la morte e la cancella dalla mente del sultano? Ma non l'annulla. Nelle "Mille e una notte" la morte è un incontro che il caso destina per chiunque e non s'annulla. S'addolcisce. Una parola di dolce pre-mote.

      D.L.

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  5. A suo tempo, un bracalone qualsiasi, suddito del visconte di Bragelonne, ebbe a sostenere a tavola tra una fetta di brasato e un bicchier di brachetto: “La mort est un point d’exclamation!”. E nel breve volgere d’un attimo bradicardicamente se ne andò.
    Più brachilogico di così!

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