domenica 6 ottobre 2013

Dilettanti del teatro o teatro dei dilettanti?

Di Konstantin S. Stanislavskij ormai si ricordano ben pochi. Gente e studiosi di teatro. Ma egli è stato il più grande regista del Novecento, uno degli iniziatori della Regia e colui che ne ha dato i risultati più alti, insieme preparandola ai suoi successivi sviluppi. E' l'inventore degli esercizi per l'attore. Stanislavskij non amava il teatro e gli attori della sua epoca: troppo legati agli stereotipi del mestiere, essi gli dovevano apparire come apprendisti stregoni, che pasticciavano coi testi, con l'arte stessa della scena, che tendevando a identificare il personaggio con la propria personalità. Per alcuni di questi attori quello fu il brodo di coltura dal quale poté emergere una grande arte (Salvini, la Duse), ma si trattava di personalità uniche e inarrivabili. Per il resto, la routine del mestiere faceva strage di tutto: si sa per esempio quanto Shakespeare fosse tagliato e rimontato a misura di capriccio d'attore fino a sfigurarne le opere. La stessa Duse nutriva per il mondo teatrale che la circondava, e contro cui combatté tutta la vita, un'opinione molto dura: diceva che per riformare il teatro si sarebbe dovuto distruggerlo e che gli attori avrebbero dovuto morire tutti di peste. Stanislavskij cerca di rimediare a questa impasse e inventa gli esercizi per l'attore: consapevole della genericità e approssimazione della pratica scenica diffusa egli vuole provare a costruire una scienza del teatro e della recitazione. Qualcosa che possa contare su una disciplina, che sia animata e governata da regole certe, mossa da uno spirito di ricerca inesausto. Per il grande regista – e con più evidenza per chi verrà dopo di lui - lavorando sugli esercizi l'attore incontra se stesso, incontra l'uomo che è. Ora, il paradosso è che Stanislavskij, benché diventasse nel giro di pochi anni una figura di rilievo internazionale, comincia a recitare da dilettante. Figlio di un industriale di Mosca, può permettersi di lavorare in un teatro di sua proprietà e dedicarsi alla sperimentazione più libera. Il professionismo teatrale dell'epoca non avrebbe mai accettato pratiche così bizzarre. Anzi, avrebbe probabilmente giudicato il futuro Maestro un attore senza talento. E' buffo come certe categorie capovolgano col passare del tempo il proprio significato. Il teatro dei dilettanti oggi ci appare come qualcosa di esattamente opposto allo spirito del regista russo. Allora egli usava quella nozione per crearsi uno spazio di ricerca separato dalla routine del teatro professionale; oggi quella stessa nozione dà vita, nella maggior parte dei casi, a pratiche teatrali che si rifanno, inconsapevolmente, proprio a quel mondo del professionismo mestierante. Da un lato il dilettantismo faceva esplodere il teatro noto; e ne creava un altro, nuovo. Dall'altro, oggi, in Italia, il dilettantismo fa religione del teatro arcinoto e conferma purtroppo una vecchia impasse.

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