sabato 31 marzo 2012

Arsenio


I turbini sollevano la polvere
sui tetti,  a mulinelli, e sugli spiazzi
deserti, ove i cavalli incappucciati
annusano la terra, fermi innanzi
ai vetri luccicanti degli alberghi.
Sul corso, in faccia al mare, tu discendi
in questo giorno
or piovorno ora acceso, in cui par scatti
a sconvolgerne l'ore
uguali, strette in trama, un ritornello
di castagnette.

È il segno d'un'altra orbita: tu seguilo. 
Discendi all'orizzonte che sovrasta
una tromba di piombo, alta sui gorghi,
 più d'essi vagabonda: salso nembo
vorticante, soffiato dal ribelle
elemento alle nubi; fa che il passo
su la ghiaia ti scricchioli e t'inciampi
il viluppo dell'alghe: quell'istante
è forse, molto atteso, che ti scampi
dal finire il tuo viaggio, anello d'una
catena, immoto andare, oh troppo noto
delirio, Arsenio, d'immobilità...

Ascolta tra i palmizi il getto tremulo
dei violini, spento quando rotola
il tuono con un fremer di lamiera
percossa; la tempesta è dolce quando
sgorga bianca la stella di Canicola
nel cielo azzurro e lunge par la sera
ch'è prossima: se il fulmine la incide
dirama come un albero prezioso
entro la luce che s'arrosa: e il timpano
degli tzigani è il rombo silenzioso

Discendi in mezzo al buio che precipita
e muta il mezzogiorno in una notte
di globi accesi, dondolanti a riva, -
e fuori, dove un'ombra sola tiene
mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita
l'acetilene -
                      finché goccia trepido
il cielo, fuma il suolo che t'abbevera,
tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono
le tende molli, un fruscio immenso rade
la terra, giù s'afflosciano stridendo
le lanterne di carta sulle strade.

Così sperso tra i vimini e le stuoie
grondanti, giunco tu che le radici
con sé trascina, viscide, non mai
svelte, tremi di vita e ti protendi
a un vuoto risonante di lamenti
soffocati, la tesa ti ringhiotte
dell'onda antica che ti volge; e ancora
tutto che ti riprende, strada portico
mura specchi ti figge in una sola
ghiacciata moltitudine di morti,
e se un gesto ti sfiora, una parola
ti cade accanto, quello è forse, Arsenio,
nell'ora che si scioglie, il cenno d'una
vita strozzata per te sorta, e il vento
la porta con la cenere degli astri.

venerdì 30 marzo 2012

Libri di carta, libri di bit...

Davvero un saggio interessante, a margine del convegno relativo, questo di Gino Roncaglia pubblicato pochi giorni fa su "Nazione indiana" che analizza la crisi di vendita dell'editoria alla fine del 2011 e a cavallo dell'inizio di quest'anno, mettendo in relazione la legge Levi sulla scontistica (entrata in vigore a settembre scorso) e il fenomeno e-book, soprattutto quello pirata. Temi che sarebbe interessante dibattere proprio nel "Clavilegno". Non per vieta sociologia letteraria, ma perché il nesso editoria-mercato è assolutamente cogente nell'analisi dei processi letterari odierni.

mercoledì 28 marzo 2012

Il paese dei festival


Qualche giorno fa all'immancabile Radio Tre/ Fahreneit hanno aperto con la notizia di un grande evento che si terrà a Firenze in ottobre. Un festival che si chiamerà “Festival dell'inedito”. Ne parlavano per l'occasione Antonio Scurati e al telefono Giulio Mozzi.

Se ho capito bene l'idea è di far confluire i testi di chiunque sia in possesso di inediti e di farli leggere a degli scrittori affermati e anche a un comitato di lettori che sarebbero poi gli stessi scrittori inediti invitati. Si prevede di accettare un numero elevato di opere, fino a 200 o 300 diceva Scurati (“una mole di lavoro che mi spaventa”, aggiunge). Inoltre mi sembra di aver capito che poi ci sarà una selezione e forse un premio...

Dice grosso modo Scurati, che tanta è la gente che scrive ma sono pochissimi quelli che leggono; dunque un buon antidoto può essere far leggere gli stessi che mandano testi; fargli fare cioè l'esperienza di scrittore letto e di lettore degli scritti altrui. In questo modo, a detta del noto scrittore, non si rischia di parlare tutti azzerando le possibilità di ascolto, che è quanto accade nei blog letterari. Insomma, e per farla breve, detta così l'idea in sé sembra buona se non fosse che, come spesso ormai accade, si prende una buona idea e se ne fa un grande evento. Nella trasformazione da idea a grande evento ci sono dei passaggi. Il grande evento spesso nasce viziato o deforme. Rispetto alla onesta realizzazione di un'idea (che dura nel tempo e si dà tempo e dunque segue un percorso organico), il grande evento è uno scavatore in confronto a una paletta per bambini. Lo scavatore andrà anche più in profondità ma fa strage delle piccole vite che incoccia: allora bisogna decidere se vogliamo dare fiato alle piccole vite o preparare le fondamenta di un nuovo palazzo. Insomma, sento puzza di marketing dal titolo stesso dell'iniziativa “Festival dell'Inedito”. Tra l'altro l'Italia è il pasese dove i festival pullulano (almeno quanto i politici, che spesso ne sono diretti promotori...). Lo sapete che l'anno scorso dalle parti della Spezia (siamo in territorio tuo Claudio), ho visto un manifesto che reclamizzava un ”Festival dell'aria”? A quando un festival della dimenticanza, o dello spacco alla gonna, o del volto assonnato, o delle tazze del cesso? E poi: questo presentato da Scurati con tanta enfasi non è forse ciò che Atelier fa da 16 anni in tutta umiltà, con la sua, pardon, “paletta”, e la sua attenzione ai microorganismi, all'humus , al tempo lungo, al gioco, alla relazione tra giocanti ecc..., avendo intuito in tempi non sospetti la necessità di una simile impostazione?

Allosanfandelapatriiii

Per dire che la Francia è la Francia...una casa editrice di tutto rispetto (la Flammarion) presenta un progetto al governo per salvaguardare le librerie reali da quelle on-line (tema che ho toccato nell'editorialiuccio del Clavilegno). Perché, si domanda, solo in quei luoghi è possibile salvaguardare quella che possiamo chiamare bibliodiversità: il titolo debole, poco esposto, che nel web annegherebbe ancora prima di entrare. Sarà pure operazione pro domo sua, ma il fatto che un editore di carta invece si fare surf col self(publishing, vd. noticina precedente) provi a fare affari, anche salvaguardando un po' della sua pristina dignità, è cosa buona...o no?

domenica 25 marzo 2012


Antonio Tabucchi


Anche se non è più possibile scrivere un necrologio anticipato di uno “degli scrittori importanti che possono morire da un momento all’altro”, come sosteneva Pereira...

[...]Bene, disse Pereira, il fatto è che alla pagina culturale avevo bisogno dei necrologi anticipati degli scrittori importanti che possono morire da un momento all'altro, e la persona che ho conosciuto ha fatto una tesi sulla morte, è vero che in parte l'ha copiata, ma all'inizio mi sembrava che di morte se ne intendesse, e così l'ho preso come praticante, per fare i necrologi anticipati, e lui me ne ha fatto qualcuno, glieli ho pagati di tasca mia perché non volevo pesare sul giornale, ma sono tutti impubblicabili, perché quel ragazzo ha in testa la politica e ogni necrologio lo fa con una visione politica, per la verità penso che sia la sua ragazza a mettergli in testa queste idee, insomma, fascismo,socialismo, guerra civile di Spagna e cose del genere, sono tutti articoli impubblicabili, come le ho detto, e io finora l'ho pagato. Non c'è niente di male, rispose il dottor Cardoso, in fondo rischia solo i suoi soldi. Non è questo, sostiene di aver ammesso Pereira, il fatto è che mi è venuto un dubbio: e se quei due ragazzi avessero ragione? In tal caso avrebbero ragione loro, disse pacatamente il dottor Cardoso, ma è la Storia che lo dirà e non lei, dottor Pereira. Sì, disse Pereira, però se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso avere studiato lettere a Coimbra e avere sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e dove devo pubblicare racconti dell'Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, ed è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un'altra persona e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io dovessi rinnegare qualcosa [...]

da Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi

sabato 24 marzo 2012

Io ti pubblico, tu ti pubblichi, egli...


Uno spettro s'aggira per le patrie lettere...l'editore colosso che pubblica e ti lascia autopubblicare con lui...anche la Mondadori lancia (dopo la  potente accoppiata 'ilmiolibro.it' Feltrinelli-Repubblica) la sua piattaforma di self-publishing, affidata al talent-scout di Saviano, per dire (leggete qui) ...accanto al binario vivo, becco anche il binario morto, che fa fare soldi, alleva polli, che se cresceranno, meglio, saranno sotto tutela e pronti per l'uso. Se crepano, il soldo comunque me lo sono fatto, senza spendere granché del mio...un affaruzzo niente male. Ricordo una ventina d'anni fa un adagio di certi squaletti-editoriucci (uno, un siculo ancora vivacchia cambiando nome come le mutande, le sue sporchissime, immagino) che diceva: gli autori grandi ai grandi editori, gli autori piccoli ai piccoli. Per la serie, ognuno si pappa il suo...è giusto, dunque, elevare una trenodia verso tutti questi miserandi, sconsolati editoriucoli che hanno ben vissuto per tanti anni e ora, prima col print-on-demand, poi con la stampa digitale, alla fine con il web, hanno visto morire e languire i loro margini di guadagno. Se adesso ci si mettono pure i grossi a rompere le uova nella...tipografia, non se ne esce vivi. Poveri editori a pagamento. Poveri ministri di gloria a buon mercato. Quale sorte avara li attende?


sabato 17 marzo 2012

Sonno elefante

Giochino del fine settimana:
chi sa trovare canzoni (o anche brani di poesia, prosa, teatro*) che dicano cose sul sonno più belle di queste?
Paolo Conte, "Sonno elefante"


(*Shakespeare non vale)

giovedì 15 marzo 2012

Idee, etichette e perdite di tempo

Se ne parla da mesi: un mega convegno per dare al tutto un indirizzo nuovo (nuovo?). I nomi sono grossi, i soliti, gli argomenti pure, per non parlare delle ambizioni. L'idea, tra l'altro, l'avevo già sentita da qualche parte (Andrea T., ne sai niente?).
Devo ammettere che l'iniziativa mi affascina, da un certo punto di vista, come è inevitabile con qualcosa di così roboante. Ma può servire a qualcosa? Categorizzare una tendenza non significa già sancirne la morte? Al di là del fatto, naturalmente, che le idee si possono condividere o meno, vi passo la palla.
(Interessante anche l'articolo di Lagioia qui linkato, una specie di risposta-rilancio al libro di David Shields Fame di realtà, che a questo punto vedrò di procurarmi al più presto. No, non l'ho letto, però Lagioia me ne ha fatto venire voglia).

domenica 11 marzo 2012

Ricordando Elio Pagliarani

Quanto di morte noi circonda e quanto
tocca mutarne in vita per esistere
è diamante sul vetro, svolgimento
concreto d'uomo in storia che resiste
solo vivo scarnendosi al suo tempo
quando ristagna il ritmo e quando investe
lo stesso corpo umano a mutamento.

Ma non basta comprendere per dare
empito al volto e farsene diritto:
non c'è risoluzione nel conflitto
storia esistenza fuori dell'amare
altri, anche se amore importi amare
lacrime, se precipiti in errore
o bruci in folle o guasti nel convitto
la vivanda, o sradichi dal fitto
pietà di noi e orgoglio con dolore.

da La ragazza Carla

mercoledì 7 marzo 2012

Galeotta fu Rebibbia...



A proposito di incandescenza (cinematografica). Sono appena tornato dall'Arlecchino, unico cinema meneghino a dare Cesare deve morire. Non amo granché il cinema né lo frequento, di carcerati recitanti esperienze in passato ce ne sono state molte (ricordo alcune cose del carcere di Volterra), ma qui è davvero....non so, vorrei dire potente, ma gli aggettivi servono a poco. Anche sporco, luminosamente sporco, il gioco del dentro-fuori, realtà-finzione, la petrarchesca grazia dei dialetti, la metanarrazione, l'assenza di qualsiasi sbavatura neorealista (pur nel bianco e nero citazionista) e soprattutto, dio, soprattutto certi attori. Avevano quella leggerezza che un attore raggiunge, se la raggiunge, solo recitando assai e vivendo assai, loro l'avevano senza impaccio. Quali attori in gattabuia. Quanti a piede libero. Purtroppo.

Fortuna

Mica facile, leggere due libri assai belli in due giorni consecutivi.
A me è capitato tra ieri e oggi con "I giorni dell'abbandono" di Elena Ferrante (E/O) e "Cartoline dai morti" di Franco Arminio (Nottetempo).