Serata civica e d'arte ieri al cinema Anteo di Milano. Prima un dibattito, presente Marco Bellocchio introdotto dagli assessori alla cultura e alle politiche sociali, che hanno aggiornato lo status della proposta di legge comunale sul registro fine vita, e poi la proiezione del film. Bellocchio ha saputo in due ore, intense, senza una sbavatura, condensare una delle pagine più nere, tristi della storia repubblicana di questo Paese, che si consumarono nel febbraio di tre anni e mezzo fa. Senza concessioni retoriche, senza partigianerie fegatose, ha ritratto le pulsioni e le isterie che si animarono in quei giorni, le opposte posizioni. Nel centro, in virtù di due mostri sacri, che da soli potrebbero fare il film, il secondo anche senza bisogno di parola, come Tony Servillo e Roberto Herlizka, le smanie, le piccinerie di una classe politica, che quando non riesce a non essere corrotta e incapace, non può fare a meno di essere ipocrita, pervertita e bacchettona, asservita alle voglie di consenso elettorale, disposta per questo a fare a pezzi la dignità delle persone e con loro i fondamenti repubblicani e laici della nostra costituzione. Spicca la sapiente, febbrile resa di Maya Sansa, giovane tossica davanti a un Piergiorgio Bellocchio medico taciturno ma determinato. Immagini nitide, scolpite, un uso saggio degli specchi nella casa della diva fattasi santa al capezzale della 'bella addormentata', che è Isabelle Hupert. Veri gioielli il discorso senza spettatori del senatore Tony Servillo e la grottesca sauna dove Herlizka-psicologo dispensa perle sulla condizione dei nostri politici con un tocco di leggerezza possente, un sorriso e una intensità talmente profondi che pare di averlo davanti a teatro e non carcerato dentro una pellicola. Poco prima dell'inizio della proiezione, tra l'altro, l'assessore alla cultura ha comunicato che alcuni minuti prima Bellocchio aveva ricevuto una telefonata di congratulazioni da parte di Napolitano, all'epoca strapazzato da molti politici per la sua condotta. Che altro dire: "Bella addormentata" è davvero un bel segnale. Di cinema, certo, ma non solo.
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