martedì 4 settembre 2012

Cose strane accadono

C'è una cosa che non capisco (una sola?). Prendete, diciamo, uno scrittore trentenne che esordisca negli anni sessanta o settanta con case editrici di grosso nome, riceva nutriti consensi della critica, vinca premi editoriali, o letterari che dir si voglia, di altrettanto peso, collabori stabilmente con case editrici quotate e quotidiani nazionali di grido, uno insomma che si direbbe arrivato (dove, non so, comunque arrivato punto). Bene, immaginate che costui, o costei, scriva su quegli stessi quotidiani lamentandosi con rabbia o disincanto di non poter diventare un insegnante della scuola pubblica. Chiamereste la neuro? Bene, giovani scrittori odierni nelle predette condizioni fanno ciò (vedi un Christian Raimo o una Silvia Avallone).
Non capisco, continuo a non capire. Sarà che da ieri è ricominciato il circo delle prove di recupero di settembre con un po' di versioncine di latino da emendare, sarà che sono da svariati anni ormai un dipendente proprio di quella scuola pubblica così estaticamente evocata, ma costoro immagino che non abbiano idea di cosa sia la scuola pubblica oggidiana; lasciamo stare i famigerati tagli, l'ammazza-ammazza delle inutili riforme, ma vincere il concorso e diventare insegnante, come a me è capitato, per entrare nella grande giostra di questo pastrocchio abbandonato a se stesso, accettare l'ergastolo della prostituzione del sé per anni e anni con una magrissima pensioncina in chiusa, se mai ci sarà, è davvero così ambito per scrittori d'acclarata fama? Un mestiere socialmente svalutato, economicamente svantaggioso vale così tanto per costoro?
E dall'altra parte orde di insegnanti pubblici, che hanno questa grande fortuna, che vorrebbero fare l'opposto, cioè a dire schiere di anonimi scribi, periferici, emarginati, sfigati, biliosi che direbbero: prego, facciamo a cambio. Ricordo un collega anni fa che mi diceva un po' lagnoso: "guarda lo scrittore Tizio, solo cinque anni s'è fatto nella scuola pubblica e adesso...io sono ventisei anni che sto qua, ormai". Lo consolavo, un po' carognescamente ne convengo, dicendogli: vedrai, prima della pensione. E' andato in pensione da qualche anno e ancora niente. Cose strane davvero accadono al mondo.

Nessun commento:

Posta un commento