martedì 6 novembre 2012

L'arte della finanza

Solo per segnalare a chi è di stanza a Milano (stabilmente o di passaggio, se non ne fosse già informato, ovvio) l'apertura della sezione di arte contemporanea e novecentesca nelle bancarie gallerie d'italia (banca intesa mette a disposizione gratuitamente assieme al fondo Cariplo il proprio patrimonio artistico in uno spazio di 8000 e rotti mq. bello e ben concepito; hai capito questi Shylock...). 
Il percorso espositivo - ottimamente congegnato - rispetto alla sede che ho visitato a febbraio (il neoclassico Palazzo Anguissola con una quadreria romantico-risorgimentale e una manciata di bassorilievi di Canova) parte invece dal bellissimo palazzo liberty della ex-Comit affacciato su piazza della Scala e proprio con l'arte contemporanea. Si va dagli anni '50 con il passaggio dall'informale all'arte concettuale degli anni '70 fino a esempi dell'italicissima transavanguardia e qualche appendice degli anni '90. Ci sono saggi esemplari un po' di tutto: un'ottima sezione di Fontana (incantante il "concetto spaziale La luna e Venezia" del 1961), un paio di Burri, alcuni esempi della straordinaria pittura nucleare di Baj e Dangelo, un po' di astrattatismo, l'arte cinetica e si arriva all'istallazione del cancellatore Emilio Isgrò (L'ora italiana), a tratti davvero inquietante. Poi si torna verso l'arte povera e quella narrativa (belli due Boetti) e il neo-dadaismo avant-pop con un décollage di Mimmo Rotella. La cosa singolare che poi nella successione ti rituffi nell'Ottocento e vai dalla pittura romantico-popolare lombarda di Induno e Inganni, per dirne due, a quella pointilliste e simbolista di un Sartorio e di uno stupendissimo Belloni nella "Calma" o di un Previati (per non parlare di alcuni gioielli pre-futuristi di Boccioni, uno da deliquio come "Le tre donne"). Insomma un percorso a ritroso assai suggestivo: dalla distruzione dell'imago picta, anzi la sua decostruzione a mero concetto spinoso e de-estetizzato, alla sua ricomposizione fino all'apollineità armonica di un Canova o alla nitida geometria di un Hayez. Qualcosa che, non so perché, ma trovo molto intrigante, quasi spunto per una riflessione sull'estetiche del tempo nostro, sull'attraversamento di certi stalli.

5 commenti:

  1. Ci sono stato sabato e anche domenica. Condivido in tutto. Fare il percorso a ritroso è anche faticoso perchè dalle aeree libertà del secondo novecento (anche di ambientazione) alle sale buie e monocromatiche dell'ottocento ti vivi come una costrizione; un venir meno di quel senso ludico e liberatorio (e anche inquietante) che mi ha totalmente conquistato nelle prime sale.

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  2. Hai ragione, Franco, chissà perché il 'classico' viene sempre più vissuto in forma paludata, polverosa, quasi chiesastica (questo anche in letteratura).
    E' pur vero, secondo me, che c'è una ragione planimetrica (vedi l'istallazionedi di Isgrò) che avrà orientato a inserire negli spazi ariosi della ex-Comit il contemporaneo (prendi anche le sculture di Fontana o Staccioli nei corridoi a ridosso di Palazzo Anguissola ci sarebbero stati più soffocati).

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  3. Eh sì, lo spazio non solo cornice, lo spazio poesia - lo spazio-luce; lo spazio-lama; lo spazio-monte da raggiungere faticando; lo spazio-cella di Isgrò (hai notato che nessun orologio segnava l'ora della bomba di Bologna? Un glissando severo, più eloquente di qualsiasi documentario con l'orologio inquadrato in alto a sinistra - fisso, eterno... ). Poi, è vero, ogni quadro ha il suo spazio: le tele di Induno - le battaglie, i cavalli, le camicie rosse - gli scorci della vecchia Milàn; le figurine - le cuffie; i cilindri; le crinoline; i bastoni da passeggio - smaltati in basso a sinistra o a destra - anche quello: spazio nello spazio, a conquistarlo, a entrarci dentro, a perdercisi: grande goduria...

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    1. Hai ragione non avevo notato l'ora mancante! In verità in quel chiostro (credo ricostruito, perché nelle immagini della medesima istallazione del 1986 non era così configurata) a me ha rapito molto il suono martellante e poi scemante che come dice Isgrò segna lo spazio, lo delimita. Tra l'altro nel programma di bookcity non so se hai visto che Isgrò interviene 18/11 al castello sforzesco con altri artisti di Alfabeta2.
      Devo dire che teatralmente parlando erano esempio di straordinaria regia narrativa proprio i grandi affreschi delle battaglia risorgimentali come l'Hayez "Urbano II che incita alla crociata a Clermont".

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  4. Ah non sapevo di questa cosa il 18 novembre... se posso ci vo... Grazie!

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