lunedì 4 febbraio 2013

Scapino il narratore

 
Le furberie di Scapino, oltre ad essere l'ultima vorticosa farsa del comédien du Roi - supremo artigianato teatrale, occasione per un attore completo e autentico e per un regista grammatico dello spazio e del ritmo, sapiente architetto della punteggiatura scenica - attraverso l'azione del magistrale Scapino descrive in atto la teoria del romanzesco. Sia nella scena quinta dell'atto II, capolavoro mimico-gestuale con due monologhi affabulatorii ai danni dei due senes turlupinati, ma in particolare nella scena dell'insacco del povero Argante bastonato. L'azione scenica dichiara nei fatti cosa sia la mimesi narrativa, cosa un narratore: l'epifania vocale, il gorgheggio dei timbri, le metamorfosi vocali simulatrici di plurime identità, plurimi corpi e vite, finge la realtà. Nella sua duplice accezione, inscindibile: plasma da un dato di realtà una realtà surrogata, la ricrea con l'ausilio della parola, quindi crea ciò che non esiste, e finge, illude, inganna, che questo qualcosa esista davvero, ne dà parvenza di consistenza.

3 commenti:

  1. Le tue osservazioni sulla maestria narrativa ricalcano affermazioni ben condivise che hai già avuto modo di sceverare e secernere, a stille, qua e là.

    Poiché si tratta della quintessenza del romanzare, vieppiù Molière volente o nolente, qualcosa mi spinge a esternare le mie sensazioni, sans façon, cui non val la pena di replicare: come sempre un breve soliloquio.
    D’altronde, non è che le ipotesi si debbano escludere a vicenda, qui ci si esprime in linea di massima, senza alcun paragone, sulla visione d’insieme.

    Se di realtà si discute laddove è materia di sogni, invero si confà la mimesi: per restare coi piedi per terra, tra il detto e il fatto, l’immaginario e l’immaginato.
    È assai probabile però che un lettore debba accondiscendere all’abile raggiro che trascinar lo vuole sull’instabile suolo del ghiribizzo, del misterioso costrutto, del non detto o persino dell’incomprensibile.
    Perché poi è l’apologia dell’artifizio che più mi affascina; ovvero quel che mi spinge a dichiarare: non è importante quel che si dice ma come lo si dice.

    (Spero che il contenuto si leghi all’argomento dei post precedenti, sulla retorica e gli esercizi di stile).

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