mercoledì 27 marzo 2013

Cultura e denaro, tanto denaro...

Un quotidiano nazionale ha riportato recentemente la notizia della condanna a 14 anni di carcere del professor Giuliano Soria, padre del Premio Grinzane-Cavour. Trattandosi di un personaggio che si è occupato di organizzazione culturale, leggere che gli è stata inflitta una condanna così pesante per reati collegati (ma non solo) alla sua professione colpisce e induce ad alcune riflessioni. Soria è un signore che ha ampiamente “giocato” (uso un verbo soft) con i soldi pubblici: in 4 anni e 7 mesi più di 19 milioni di euro stanziati dalla sola Regione Piemonte “senza bisogno di rendicontazione”. Di quei 19, 4 sono stati utilizzati per fini personali (ristrutturazione di case prestigiose a Torino, Parigi, Ospedaletti; spese “pazze” di vario genere). Già questo fatto sbigottisce chi, affannandosi a organizzare iniziative culturali di vario genere deve – e giustamente – fornire documentazione e giustificazione anche per il caffè offerto il giorno dello spettacolo all'artista ospite. All'epoca dell'arresto del professore una delle domande che più si sentivano girare nell'aria poteva essere formulata all'incirca così: “ma quanti Soria esistono di cui non si sa nulla?”. Domanda stimolante, ma che dovrà rimanere senza risposta, almeno qui, come senza risposta erano rimaste, per anni, le prevedibili domande sui budget stellari del magnate del premio piemontese, finché il suo domestico filippino, mai dichiarato al fisco, maltrattato moralmente e sessualmente, costretto a turni di lavoro di 16 ore, decise di rendere nota alla Polizia la propria situazione. Ho avuto modo di organizzare un intrattenimento teatrale per il Premio l'anno prima che scoppiasse il caso, e non posso dimenticare tanto facilmente la mia delusione quando, nel bel mezzo della ricca cena, deciso a provocare una reazione vera nell'uditorio, piazzai lì, ben scandita, una frase di Mario Soldati - mica un estremista rivoluzionario - dotata però di un certo qual pungiglione: “e basta parlare di Cultura! Cultura sa di deretano. Meglio usare la parola Civiltà!”. Un po' ingenuamente avevo calcolato di suscitare quantomeno un silenzio imbarazzato, invece scoppiò un applauso unanime; primo fra tutti Soria si distingueva tra il folto del tavolame. All'uscita del ristorante fu sempre lui a lanciarmi un “bravo!” prima di scomparire. La domanda sorge spontanea: a quale Civiltà appartiene Soria? 
(pubblicato sul periodico Ecorisveglio) 

1 commento:

  1. Neppure tanta sagacia bastò a smascherare la latente corruttela. Sebbene allibire cotanta platea possa dare qualche soddisfazione: guarda che facce! Di bronzo sennò.
    Così, trattandosi di convivio, ecco che rinviene la ben nota “società dei magnaccioni” e, per metterla in caciara, non lesino di cantare a squarciagola: "È mejo er vino de li Castelli che questa zozza società".

    Scusa il tono gioviale, lo so, son tempi bui.

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