Tu, educato a una sterminata lettura e scrittura in prosa, non puoi più pensare come Omero o Pindaro, la tua anima "logica" non può più abitare la verità e il mondo di quelle anime. Puoi solo stare nella tua particolarità, che è la parzialità stessa della tua prosa universale. Che però tu scambi superstiziosamente per la registrazione "neutrale" della realtà in sé e per sé.
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non è che nella cultura orale gli individui non avessero mezzi sufficienti per fissare le loro idee originali e quindi se ne astenessero. Propriamente non c'erano individui, né mezzi, né idee. Altrimenti era fatta e si svolgeva la pratica della loro tradizione, e il desiderio di essere "originali" era l'ultima cosa che potessero concepire e approvare. In quella tradizione l'uomo non è un soggetto nel nostro senso, il linguaggio non è un mezzo e la verità non è un'invenzione o una proprietà del dire umano. In quella tradizione parlano, pensano e "producono" solo gli Dei. E se noi non ci crediamo e pensiamo che questa sia una loro superstizione, questo è appunto il limite inevitabile del nostro pensiero e la nostra superstizione.
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Come se dicessimo: come si stava bene quando c'erano gli Dei. Ma quando c'erano gli Dei non c'eravamo noi, così come non c'era l'adulto nel mondo del bambino che fantastichiamo di rimpiangere.
da Carlo Sini, Etica della scrittura, Mimesis (pp. 45-6-7)
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