venerdì 13 dicembre 2013

C'è poco da fare:


al di là dei discorsi (oziosi) sulla sua identità, ritengo che Elena Ferrante sia uno tra i migliori narratori contemporanei. Sto leggendo, uscito da poche settimane per i tipi di E/O, "Storia di chi fugge e di chi resta", terza parte de "L'amica geniale".
Pur consapevole dell'instabilità di qualunque ponte tra poesia e narrativa, azzardo a dire che Elena Ferrante compie nei suoi romanzi un'operazione simile a quella che Umberto Fiori compie nelle sue poesie: adoperando un vocabolario e una sintassi elementari, restituisce una visione tutta nuova - mobile, caracollante, friabile; e assieme profonda, ulteriore, inqualificabile - delle cose.


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