giovedì 19 aprile 2012

Sguardi da Sottosuolo

CRT-Salone di Via Ulisse Dini (MILANO)
Bella prima ieri al CRT. Margo Sgrosso (nella foto) ha allestito - regia, riduzione et cetera - un Memorie dal sottosuolo convincente, a tratti forse didascalico, parte comunque della sua scelta registica centrata su un impianto meticciato con proiezioni e altri supporti registici. Partivo, è vero, da una visione pregiudiziale: negli anni Novanta ho visionato più volte delle memorabili "Memorie" a Roma da parte di un mio carissimo amico, Valentino Orfeo, e lì nel suo antro borrominiano dell'Orologio, un utero magico nei cassoni di fondazione dell'Oratorio dei Filippini, il testo dostoevskijano palpitava nella nudità di scelte assolutamente povere, invero potenti, deflagranti e della sua voce che aveva dentro un logorato calore tale da renderla una scheggia contundente. Nell'allestimento di Sgrosso colpisce la controscena animata dal burbero, animalesco servo Apollion, suo alter-ego, coscienza sporca, delittuosa, fangosa, così come l'uso di alcune proiezioni (la neve fradicia dà un effetto suggestivo davvero), mentre altre (gli omini-impiegati, la donna che mimeggia la prostituta Liza) appaiono troppo smaccatamente didascaliche, quasi un orpello comodo, gratuito.
Alla stessa stregua del caleidoscopio animato nel culmine della confessione di un amore impossibile per Lisa, quasi la famigerata 'zeppa' che usano i registi a supporto della messa in scena. Anche se tali scelte vanno appunto doverosamente contestualizzate nell'indirizzo di una presenza registica più marcata rispetto a un mio personale gusto che preferisce lasciare la potenza evocativa del testo parlare da sé, senza sostenerla. La performance di Sgrosso solo talvolta pecca di qualche eccesso di ritmo, si intellettualizza appunto, mentre tiene comunque la scena per un'ora piena con adeguata tensione, con quel fervore posseduto che è del testo. D'altronde portare in scena il primo eroe, in ordine cronologico, dostoevskijano è impresa davvero ardua: c'è dentro un impasto vischioso, crudo, morboso in quelle parole, cariche della voluttà nichilista, del consapevole, demoniaco spreco di sé che anima tutti gli altri eroi successivi. E per farlo non a caso Sgrosso ha atteso i suoi cinquant'anni. Se ci sono romanzi che non possono essere scritti prima dei quarant'anni, anche gli attori devono saper attendere, perché sono come il vino: più invecchiano più migliorano. Così da acquistare quella leggerezza in scena, che è pesante e pensante, quasi un'evanescenza, che da giovani con il loro ego lì bello e spiattellato non riescono ad avere. La vita lo deve un po' logorare l'attore per raffinarlo. E l'esperienza dà a quelle parole un peso che è leggero e solido insieme.

5 commenti:

  1. Marco è un bravissimo attore. Lo conobbi quando lavorava con Leo De Berardinis a Bologna.
    Mi hai fatto venire voglia di andare a vedere lo spettacolo.
    Allego una proposta: se riesco sabato sera vorrei andare a vedere "Karamazov" (aridaie) di Cesar Brie all'Elfo-Puccini: Danilo e chi si può-si vuole aggregare che dite?

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  2. Franco, io sabato non posso. Ma martedì sera vado di nuovo a vedere lo spettacolo di Sgrosso con i miei studenti. Se ti va possiamo vederci in quell'occasione.

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  3. Purtroppo non ce la fo... Vabbè ci riaggiorniamo.

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  4. Karamazov l'ho visto giusto giovedì scorso. Parliamone, dopo che l'avrai visto anche tu. A me è piaciuto, anche se bisogna mandare giù l'impostazione generale che gli dà Brie, quasi comica. Poi naturalmente 1000 pagine di D. non ci stanno neanche lontanamente in due ore, e a volte sembra che lo spettacolo sia davvero troppo stringato, però... Be', vedilo e fammi/ci sapere.

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  5. Purtroppo non sono riuscito a vederlo... A volte la vicina Milano sembra così lontana. Brie ha sempre fatto del "quasi comico" una chiave dei suoi spettacoli; è un sarcasmo caricaturale molto accentuato il suo, lui lo chiamava "grottesco", lo stesso accadeva con lo spettacolo Iliada, anche se non posso dire quanto in questo lavoro la cifra registica sia esattamente la stessa. Ad ogni modo bene che ti sia piaciuto, ad onta di certe mie insofferenze, Cesar era - e forse è ancora - un grande regista e attore...

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