venerdì 7 settembre 2012

Un mese dopo

A beneficio di chi conservasse memoria del mio post del 7 agosto, e del relativo commento di Tiziano Scarpa, comunico che la mia amica è tornata dalle ferie (me l'aspettavo più abbronzata) e mi ha restituito "Sinapsi. Opere postume di autore ancora in vita" di Matteo Galiazzo (Indiana).
Ho riletto la prefazione di Tiziano Scarpa; e continuo a reputarla brutta.
Bisogna dire che sia io che Scarpa - in quel post - non abbiamo spiccato per cavalleria.
Io per primo, giocando di subdoletta iperbole (ho definito la sua prefazione "la peggiore della storia della letteratura" senza degnarmi di motivare il mio giudizio).
Lui subito dietro, estrapolando un brano minimo - a suo avviso esemplare - dalla prefazione; dopodiché, a dire il vero, si è portato in vantaggio per due a uno, rivolgendosi agli eventuali lettori del blog.
Ora, io credo che sarebbe stato più corretto - prima da parte mia, poi da parte di Tiziano - riportare per intero la prefazione.
Ho sotto gli occhi il libro. La prefazione è lunga cinque pagine, che non ho alcuna voglia di trascrivere. Se per caso (cioè: eventualmente) Tiziano Scarpa leggesse questo post e volesse provvedere lui (immagino che abbia un file del pezzo), gliene sarei grato.
Viceversa, pazienza: vanitas vanitatum et omnia vanitas.

5 commenti:

  1. Saluto i lettori e le lettrici di Atelier: mi rivolgo a voi, perché mi preme correggere un’inesattezza di Claudio Bagnasco che mi attribuisce parole offensive verso questo blog. Nel mio commento del 13 agosto, sotto il post “Terza (e ultima) su Galiazzo” del 7 agosto, non ho scritto “gli eventuali lettori DEL BLOG”, come riporta inesattamente Claudio Bagnasco, ma “gli eventuali lettori DI QUESTO POST”.

    La differenza è sostanziale.

    Il 13 agosto ho scritto un commento a un post che, dopo 6 giorni dalla messa in rete, non ne aveva ancora nessuno. Eravamo in pieno agosto. A quel punto, ipotizzare “eventuali lettori DI QUESTO POST” era del tutto sensato: chissà quanti lo avrebbero ancora letto, quel post, in pieno agosto, ripeto, e dopo 6 giorni che si trovava in rete e cominciava a scorrere giù dall’home page senza avere ancora avuto commenti (ancora adesso, mentre scrivo, i commenti a quel post di agosto restano due, il mio e quello di Claudio Bagnasco; magari gli eventuali lettori sono stati migliaia, ma, appunto, per quegli eventuali lettori, che non avevano dato segni di sé, ho riportato un brano della mia prefazione).

    Non ho affatto scritto “gli eventuali lettori DEL BLOG”, che avrebbe significato sottintendere che il blog di Atelier Poesia non ha sèguito, cosa che non mi permetterei mai di pensare né di scrivere.

    Questo mi premeva precisare, dato che Claudio Bagnasco ha riportato in maniera inesatta le mie parole facendole suonare come un insulto a questo blog.

    Quanto al resto, non intendo dialogare con una impostazione del discorso così scorretta, autoindulgente, superba e dalla cattiva coscienza.

    Impostazione scorretta perché trancia giudizi non articolati su un testo, non una, ma due volte, a distanza di un mese una dall'altra, e dopo aver promesso una motivazione che, pigramente, non è arrivata.

    Impostazione scorretta perché prende una mia frase pertinente e sensata (“gli eventuali lettori di questo post”), la trascrive male e la fa diventare un insulto a questo blog (“gli eventuali lettori del blog”), e mette tutto ciò sullo stesso piano di un suo giudizio gravemente negativo, gratuito perché non articolato, ribadito pigramente per due volte (“la peggior prefazione della storia della letteratura” e “continuo a reputarla brutta”).

    Impostazione autoindulgente perché sminuisce un giudizio gravemente negativo, al limite dell'offesa, definendolo un’“iperbole”. Secondo la stessa logica, potremmo permetterci di offendere chiunque salvo poi sminuire l’insulto definendolo un’“iperbole”, sbarazzandoci di qualunque responsabilità verso ciò che abbiamo affermato.

    Impostazione superba perché si aspetta che gli autori corrano qui a riportare i loro testi, quasi dovessero discolparsi in seguito a un suo giudizio reiteratamente pigro (tutto quel che ha saputo dire Claudio Bagnasco è stato: “la peggior prefazione della storia della letteratura” e “continuo a reputarla brutta”), non articolato e, in quanto tale, gratuito, infondato, e perciò al limite dell’offensivo.

    Impostazione dalla cattiva coscienza perché si mette a dare scrupolosamente punteggi di cavalleria, salvo poi accaparrarsi anche la retorica anti-mondana del vanitas vanitatum, vale a dire esattamente il contrario di ciò che ha appena fatto.

    Ho accettato di scrivere quella prefazione, l'ho fatto con grande impegno, e l’ho regalata volentierissimo all’editore di “Sinapsi”, perché ho ritenuto che fosse un grande onore per me che un mio scritto figurasse in un libro di Matteo Galiazzo.
    Ne ho riportato una parte consistente e significativa sotto un post che la definiva, senza ulteriori motivazioni, “la peggior prefazione della storia della letteratura”, per dare qualche elemento di giudizio in più agli eventuali lettori di quel post. Non regalerò la mia prefazione a Claudio Bagnasco collocandola in un luogo così disonorevole, vale a dire a commento di un post così scorretto, autoindulgente, superbo e dalla cattiva coscienza.

    T. S.

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  2. Mi scuso per aver riportato in maniera errata la frase di Tiziano Scarpa, che nel suo commento del 13 agosto aveva parlato di "eventuali lettori di questo post" e non "del blog".
    Tuttavia ho sbagliato per mera pigrizia e non - mi si creda o no - per autoindulgenza, superbia o cattiva coscienza.
    Inoltre, a rileggere il suo commento di allora, continuo a ritenere superfluo, nonché in punta di sarcasmo (dunque poco cavalleresco, come ho scritto quassù io, e non offensivo, come ha scritto qui Tiziano nel primo capoverso), l'aggettivo "eventuali". Soffrirò di complessi persecutori?
    Poi. Non esageriamo, dài, con l'attribuirmi ingenuità: non ho chiesto certo a Scarpa di riportare la propria prefazione per intero a conforto del mio giudizio, ma semmai perché - così come reputo scorretto l'avere io definito la sua prefazione "la peggiore della storia della letteratura" senza avere motivato il giudizio - reputo scorretta la sua scelta di aver riportato una sola porzione di testo, per mostrarne le virtù, anziché il testo nella sua interezza.
    Ma siccome, in definitiva, a interessarmi sono i miei errori, volentieri mi scuso di nuovo, con Scarpa e coi lettori del blog, sia per la mancata analisi di una prefazione tanto negativamente valutata, che per l'errore nella citazione del commento di Scarpa del 13 agosto.
    E se qualcuno si chiedesse: sì, ma alla fin fine cosa ti sarebbe costato analizzarla un po' puntualmente, questa benedetta prefazione?,
    rispondo con la massima sincerità: non ne ho avuta voglia, proprio perché così poco mi è piaciuta.
    E se quel qualcuno soggiungesse: però dovresti sapere che se non si vuole motivare un giudizio è meglio stare zitti, rispondo: lo so sì, ed è per questo che mi sono scusato. Mi capita anche di smoccolare contro chi fa sorpassi azzardosi in automobile, di sbuffare in faccia a chi sul bus ascolta la musica dal cellulare senza le cuffie, di levare il saluto a chi parla troppo di sè o non rispetta i turni dialogici.
    Se qualcosa non mi piace proprio, mi fa agire con impulsività.
    Che mi scuso l'ho già detto? L'ho già detto.

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  3. Accetto volentieri le scuse di Claudio Bagnasco. Caso chiuso, per quanto mi riguarda, e cavalleresca stretta di mano consapevole dell'infinita vanità del tutto.
    Mi permetto una postilla.
    Come lettori e lettrici avranno visto, mi sono preso fin troppo a cuore questo caso. Come mai? Nemmeno quando stroncano duramente un mio libro reagisco così, anzi, non reagisco proprio, nel bene e nel male.
    Invece questa volta me la sono presa a cuore perché in questo caso si trattava di un libro altrui, di uno scrittore che apprezzo tantissimo, e pubblicato da un editore meritorio, che nel decidere di mandare alle stampe una raccolta di racconti di un autore attualmente poco presente non ha certo fatto calcoli di convenienza, di possibili vendite, ecc. Io, per questa impresa, nel mio piccolo, con la mia prefazione, ho dato il massimo, e mi dispiace che si possa pensare che invece ho buttato là un testo di scarto, addirittura imbruttendo un libro di grande valore con "la peggior prefazione della storia della letteratura". Ecco perché.
    Buona scrittura a tutti e tutte
    T. S.

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  4. In tutto questo sarebbe bello sapere che ne pensa Galiazzo. Voglio dire, mi piacerebbe intervenisse anche lui, qui, con un commento. Speranza ingenua, visto quant'è sfuggente. Forse un altro grosso nome, e mi auguro che il mio lo sia ancora, può servire a richiamarlo.
    Sulla prefazione vorrei dire la mia - dopo averla letta e meditata, naturalmente - ma purtroppo sono morto già da un po'.
    A presto,

    T. S. Eliot

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    1. E’ piacevole leggere, finalmente, qualche corpo a corpo in pen-na d’oca, qualche incrocio di pen-ne. E’ così erotico. Mi piacciono le critiche pene-tranti, i colpi di reni, le r-inculate, le im-pen-nate, gli slanci, le s-toccate in punta di lingua. Come è erotico. Cool-o! cool-o!, come dicono quelli della perfida Albione (la o finale è mia, perdonatemi!) Fossi vivo mi getterei nel mucchio. Galiazzo, “fallo” tu per me…

      Marchese De Sade

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