giovedì 4 luglio 2013

PROUSTIANA (4)

da Dalla parte di Swann (Nomi di paesi: il paese), ed. I Meridiani Mondadori, vol.1 pp.478-479


Così, dopo colazione, i miei sguardi ansiosi non si staccavano più dal cielo incerto e nuvoloso. Era sempre cupo. Davanti alla finestra il balcone era grigio. Tutt'a un tratto, sulla sua tetra superficie, pur non scorgendone la presenza, avvertivo come uno sforzo verso un colore meno smorto, il pulsare di un raggio esitante che volesse liberare la propria luce. Un istante dopo, il balcone era pallido e specchiante come un'acqua mattutina, vi si erano posati mille riflessi del ferro battuto della sua ringhiera. Un soffio di vento veniva a disperderli, la superficie di pietra si era di nuovo incupita, ma, quasi fossero addomesticati, ritornavano; la pietra ricominciava impercettibilmente a schiarirsi e con uno di quei crescendo continui che in musica, alla fine di un'ouverture, portano una sola nota fino al fortissimo supremo facendola passare per tutti i gradi intermedi, la vedevo raggiungere l'oro fisso e inalterabile delle giornate serene, sul quale l'ombra frastagliata della balaustra ricca di motivi risaltava in nero come una capricciosa vegetazione, con una delicatezza nel delineare i minimi dettagli che pareva tradire una coscienza applicata, una soddisfazione d'artista, e con un tale rilievo, un tale velluto nell'abband0no delle sue masse scure e gioiose che, in verità, quei riflessi larghi e frondosi posati su quel lago di luce sembravano coscienti d'essere garanzie di calma e felicità.

[continua, ahinoi....]


* C'è l'esercizio del chirurgo nella cura della minuzia; c'è la pratica del bulino nella perifrasi del dettaglio. La capacità per il bambino Marcel nel suo primo infantile innamoramento per il 'nome' Gilberte di ricordare un balcone come palcoscenico di un amore...che si dica: ahi, Proust, certo la trama però...in questa prima pietra dell'eptalogia proustiana, che purtroppo volge al termine, molto sarebbe da controreplicare alla sua capacità di creare le maglie lunghe di un ordito che non si sfilaccia per colpi di scena all'ingrosso, boutade inventive sterili, spesso gratuite.

3 commenti:

  1. La stesa edizione che stavo leggendo io Danilo. La traduzione è di Raboni vero? In particolare questo pezzo me lo sono ricordato rileggendolo adesso qui...

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  2. Il suo bisturi incide la carne viva e sanguina... oh, come sanguina! Ne rimarrà un segno profondo, come la cicatrice di un colpo di lama, di impareggiabili duelli… in guardia, para e schiva, se non puoi affondare… batti e ribatti, basterà il callo indurito dell’uomo di lettere?
    Bonne chance!

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  3. Sì, Franco, è la traduzione di Raboni del confanetto Meridiani (4 tomi; io sto a metà del primo...)

    D.L.

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