lunedì 19 agosto 2013

PROUSTIANA (7)

C'è una singolare e diversa e misteriosa consonanza fra due albe, due rifugi, due fughe  in un altrove d'apparenza bucolica; Kostantin Levin, in fuga dall'amore infelice per Kitty, si sfianca a lavorare nei campi con i suoi mugiki, quasi sogna di sposare una contadina, vedendo una coppia felice nella loro semplice laboriosità, vive una notte di trasfigurazione con quella conchiglia rosa nel cielo, che però enigmatica all'alba scompare con l'epifania regale di una carrozza e dentro lei, Kitty, che ravviva tutti i sogni d'amore e spegne le fughe bucoliche; e il Narratore della Recherche, che in viaggio in treno per Balbec, dimenticato l'amore per Gilberte, in un'alba dentro una valle scorge una giovane contadina che porta del latte ai viaggiatori nella sosta e sogna di vivere con lei, per lei, perché quella felicità concreta e piccola, non astratta, sia vissuta fino in fondo, rispetto a tutte le metamorfosi irreali che costruiamo quando parliamo e sognamo la felicità. Ma con l'alba che scompare anche la giovane contadina la porta via il treno senza che lui, pur chiamandola ripetutamente, potesse acquistare da lei la bianca bevanda di quella felicità, la purezza inarrivabile che vi si nasconde dietro.

Proust, All'ombra delle fanciulle in fiore (Nomi di paesi: il paese), ed. I Meridiani, vol.1, pp.793-796

Tolstoj, Anna Karenina, parte III cap. XII, ed. Einaudi, pp.306-309.

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