venerdì 23 agosto 2013

Pollice verso


Terza puntata del giochino estivo.
E i libri, meglio se ben noti e celebrati, che avete detestato?

Eccovi la mia triade (ce ne sarebbero centinaia, ma nessun altro mi ha irritato quanto questi tre):
Antonio Moresco, "Canti del caos" (Mondadori),
João Guimarães Rosa, "Grande sertão" (Feltrinelli),
Gérard Genette, "Soglie. I dintorni del testo" (Einaudi).

3 commenti:

  1. Se nel 'giochino' sono accettati anche i mortissimi, direi (però detestato no, non è il termine per me opportuno; deluso, diciamo. Anche perché prima di leggere una cosa mi devo fare corteggiare a lungo e cerco l'usato sicuro spesso):

    - "I viceré" (De Roberto)
    - "Al paradiso delle signore" (Zola)
    - "Giulio Cesare" (Shakespeare)

    Poscritto: Claudio, il secondo e il terzo da te citati non li conoscevo. Di Moresco non ho mai letto niente, ma ne ho sentitoletto e sentitodetto assai; sono curioso di sapere perché lo hai detestato.

    D.L.

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  2. Anni fa, caro D. L., vidi una trasmissione televisiva in cui una serie di scrittori pieni di allori parlavano di A. M. come del Grande Dimenticato della letteratura. Il programma si chiuse con un'intervista allo stesso Moresco, nella quale l'autore sussurrava un paio di concetti banali con una concentrazione che trovai sproporzionata.
    Comunque la sviolinata mi incuriosì, e acquistai il libro.
    Che trovai pieno di aggressività, avvitato su questa incessante - e infantile - ansia di scandalizzare, di far dire al lettore: oibò, ma costui è un genio!
    Eppure non vi rinvenni uno spunto che fosse uno, una mezza alzata d'ingegno, una qualche piroetta verso le quote dell'indicibile.
    E lo stile... Quale stile?
    Interruppi il libro intorno a pagina 300 (ne conta 1072!), e per disintossicarmi corsi in edicola a comprare l'ultimo numero di Dylan Dog.

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  3. Grazie dell'informazione.
    D.L.

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