Di Konstantin S. Stanislavskij ormai si ricordano ben
pochi. Gente e studiosi di teatro. Ma egli è stato il più grande
regista del Novecento, uno degli iniziatori della Regia e colui che
ne ha dato i risultati più alti, insieme preparandola ai suoi
successivi sviluppi. E' l'inventore degli esercizi per l'attore.
Stanislavskij non amava il teatro e gli attori della sua epoca:
troppo legati agli stereotipi del mestiere, essi gli dovevano
apparire come apprendisti stregoni, che pasticciavano coi testi, con
l'arte stessa della scena, che tendevando a identificare il
personaggio con la propria personalità. Per alcuni di questi attori
quello fu il brodo di coltura dal quale poté emergere una grande
arte (Salvini, la Duse), ma si trattava di personalità uniche e
inarrivabili. Per il resto, la routine del mestiere faceva strage di
tutto: si sa per esempio quanto Shakespeare fosse tagliato e
rimontato a misura di capriccio d'attore fino a sfigurarne le opere.
La stessa Duse nutriva per il mondo teatrale che la circondava, e
contro cui combatté tutta la vita, un'opinione molto dura: diceva
che per riformare il teatro si sarebbe dovuto distruggerlo e che gli
attori avrebbero dovuto morire tutti di peste. Stanislavskij cerca di
rimediare a questa impasse e inventa gli esercizi per l'attore:
consapevole della genericità e approssimazione della pratica scenica
diffusa egli vuole provare a costruire una scienza del teatro e della
recitazione. Qualcosa che possa contare su una disciplina, che sia
animata e governata da regole certe, mossa da uno spirito di ricerca
inesausto. Per il grande regista – e con più evidenza per chi
verrà dopo di lui - lavorando sugli esercizi l'attore incontra se
stesso, incontra l'uomo che è. Ora, il paradosso è che
Stanislavskij, benché diventasse nel giro di pochi anni una figura
di rilievo internazionale, comincia a recitare da dilettante. Figlio
di un industriale di Mosca, può permettersi di lavorare in un teatro
di sua proprietà e dedicarsi alla sperimentazione più libera. Il
professionismo teatrale dell'epoca non avrebbe mai accettato pratiche
così bizzarre. Anzi, avrebbe probabilmente giudicato il futuro
Maestro un attore senza talento. E' buffo come certe categorie
capovolgano col passare del tempo il proprio significato. Il teatro
dei dilettanti oggi ci appare come qualcosa di esattamente opposto
allo spirito del regista russo. Allora egli usava quella nozione per
crearsi uno spazio di ricerca separato dalla routine del teatro
professionale; oggi quella stessa nozione dà vita, nella maggior
parte dei casi, a pratiche teatrali che si rifanno,
inconsapevolmente, proprio a quel mondo del professionismo
mestierante. Da un lato il dilettantismo faceva esplodere il teatro
noto; e ne creava un altro, nuovo. Dall'altro, oggi, in Italia, il
dilettantismo fa religione del teatro arcinoto e conferma purtroppo
una vecchia impasse.
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