domenica 10 novembre 2013

Rappresaglia


Per rappresaglia - dicono - uno si uccide, illudendosi di spegnere altri in sé o con sé.
Per rappresaglia anche, con intento analogo, si scrive. Esistono scrittori che unicamente a questo animo debbono la nascita dei loro libri. Ma occorre pure distinguere in tale ambito due gradi di rappresaglia.
Nel primo grado atti e vicende vengono trasferiti nel libro in odio ad alcuno, per rivalsa, speculando sul timore di chi si riconoscerà in quelle pagine e, soprattutto, vi si sentirà riconoscibile da parte di altri. Nel secondo grado lo spirito di rappresaglia non è che il movente immediato dello scrivere; ma per strada presto si trasforma in energia rappresentativa, agisce come un felice scatto della natura. Tutti e nessuno si riconosceranno nel risultato. Sarà la grande, la vera rappresaglia; senza più traccia, o quasi, del movente e del primo bersaglio.

(Vittorio Sereni, da "Gli immediati dintorni")

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