giovedì 12 dicembre 2013

PROUSTIANA (15)


Proust, Sodoma e Gomorra (seconda parte), ed. I Meridiani, vol.2, p. 785 


Se un vero scrittore, immune dallo sciocco amor proprio di tanti letterati, leggendo l'articolo di un critico che gli ha sempre attestato la più grande ammirazione, vi vede citati i nomi di autori mediocri, ma non il suo, non ha nemmeno il tempo di soffermarsi su quello che potrebbe essere, per lui, motivo di stupore: i suoi libri lo aspettano.

1 commento:

  1. Chiedo asilo per un’innocente perorazione in occasione delle feste, senza che ne abbia a male Marcel: anche così, tra i “grandi”, può trovare compagnia. Auguri a tutti!

    "Lily, manca poco a Natale, ti pare? Eccoti... giusto per un..."
    Si incamminò svelto verso la porta.
    "No grazie, signore," si schermì la ragazza seguendolo. "Veramente, non posso accettare."
    "È Natale! È Natale!" ripeté Gabriel, quasi correndo verso le scale e facendo con la mano un gesto di scusa.
    La ragazza, vedendo che aveva raggiunto le scale, gli gridò dietro:
    "Tante grazie, allora, signore!"
    Aspettò fuori dalla sala che il valzer finisse, tendendo l'orecchio al fruscio delle gonne contro l'uscio e al rumore dei piedi che scivolavano sul pavimento. Era ancora turbato per la reazione amara e imprevista della ragazza. Gli aveva messo addosso un senso di malinconia, che cercava di scacciare aggiustandosi i polsini e il nodo della cravatta. Poi si tolse dalla tasca del panciotto un foglietto e diede un'occhiata agli appunti che si era fatto per il discorso. Era indeciso sui versi di Robert Browning, perché pensava che fossero oltre la portata dei suoi ascoltatori. Sarebbe andata meglio qualche citazione che avessero potuto riconoscere, qualcosa di Shakespeare o delle "Melodie".
    Il modo, completamente privo di riguardo, in cui gli uomini battevano i tacchi e strisciavano i piedi, gli ricordò quanto il loro grado di cultura fosse diverso dal suo. Non avrebbe fatto altro che rendersi ridicolo citando dei versi che non avessero capito. Avrebbero pensato che voleva sfoggiare la sua superiore erudizione. Avrebbe fallito con loro come aveva fallito con la ragazza nello sgabuzzino. Aveva sbagliato tono, e tutto il discorso era uno sbaglio dall'inizio alla fine, un fiasco completo.
    (da Gente di Dublino di J. Joyce)

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