sabato 19 ottobre 2013

McCarthy

Ho terminato la lettura di "la strada" di mccarthy. era la una di notte. ho tirato dritto mentre tutta la casa era nel sonno. io viaggiavo in mezzo a lande desolate, bruciate, battute dal vento, dal gelo, da bande di assassini e cannibali, da raminghi senza dio, cercando di aiutare il padre e il figlio a portare intatto il fuoco. alla fine ho pianto di brutto nel silenzio della casa, sdraiato vicino a mia moglie, e poi sono andato in camera delle bambine a guardarle, proprio come è successo a Gabriel Del Sarto. è un libro che - a riuscirci - NON va letto tutto d'un fiato (e nemmeno in due fiati, come ho fatto io, in due sere): è troppo pericoloso. ha un livello di tensione continua che se ne frega di tutte le pseudo-regole della narrativa. 218 pagine che bruciano. che tu sia padre, figlio, madre, figlia: leggi questo libro e preparati a portare il fuoco. preparati a trovare la bontà.

Non ti preoccupare. questo momento doveva arrivare da tempo. Adesso è arrivato. Continua ad andare verso sud. Fa' tutto come lo facevamo insieme
Fra poco ti passa, papà. Ti deve passare.
No, non passerà. Tieni sempre la pistola con te. Devi trovare gli altri buoni, ma non puoi permetterti di correre rischi. Niente rischi, capito?
Voglio restare con te.
Non puoi.
Ti prego.
Non puoi. Devi portare il fuoco.
Non so come si fa.
Sì che lo sai.
E' vero? Il fuoco, intendo.
Sì che è vero.
E dove sta? Io non lo so dove sta.
Sì che lo sai. E' dentro di te. Da sempre. Io lo vedo.

4 commenti:

  1. Reputo "La strada" uno dei migliori romanzi usciti in questi ultimi anni.

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  2. Lo lessi quando uscì, qualche anno fa. Ricordo di averlo comprato perché ne parlarono bene a fahrenheit. (Che quel programma fosse all'80% una marchetta quotidiana lo capii più tardi; e che la pubblicità non è sempre ingannevole forse devo ancora capirlo bene). Ero un ragazzino, avrò avuto 15 anni, ero anche più intransigente di ora. Forse cercavo altro nella letteratura, soprattutto qualcosa che mi cullasse e mi conducesse in qualche spirale sconosciuta di pensiero; non una raccolta di monconi repulsivi e braci semispente esposte in uno stile così scarno da farmi chiedere se fosse davvero uno stile, o cosa. Quindi non mi piacque in un senso strettamente estetico, di percezione, né il contenuto lo abbracciai in pieno, anche se mi illudevo del contrario; ma ne ricavai un'impressione profonda, come un'eco. Per un po', mi resi conto, usai i punti come fossero virgole, tranciavo le frasi, i concetti, scavavo all'essenziale ogni pensiero. Poi arrivarono altre letture e la cosa finì, ma mi pare assurdo ancora oggi, a ripensarci. Me lo ricordo come il libro meno lontano da un'esperienza reale che abbia mai letto, come se anziché un libro fosse una storia tattile, una specie di braille interiore che ti stampa l'immaginazione in negativo. Tutt'ora non ne ho capito i meccanismi, il piccolo miracolo. Grazie di avermi ricordato di rileggerlo. O almeno di leggere Meridiano di sangue. Qualcuno mi sa dire cosa val la pena di attaccare prima, di CMC?

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  3. Edo, le opere di McCarthy mi paiono tutte dotate di una forte autonomia e compiutezza, quindi non saprei indicartene una per iniziare.
    Però ti segnalo una cosa, nel corpus delle sue opere, piccola, anomala e fatata: "Sunset limited".

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  4. Un bel resoconto quello di Riccardo con la sua visione acuta e personale: le sensazioni vanno vissute. Quanto ci piace Cormac McCarthy!
    Non ho letto “La strada” ma ho da poco finito “Suttree” con la sua poetica underground sulla lotta di sopravvivenza lungo il fiume Tennessee. A parte l’inizio un po’ artificioso, ci si abitua cammin facendo, l’autore riesce a dar voce a un popolo di emarginati con descrizioni pittoresche e dialoghi incalzanti, bizzarri e drammatici al tempo stesso. Il libro è lungo e va assaporato nella sua struttura episodica.
    Un po’ di genere, quello abusato da certi thriller violenti all’eccesso, mi è sembrato “Non è un paese per vecchi”, sebbene le introspezioni dello sceriffo Bell siano davvero esemplari. Ottimo soggetto cinematografico.
    Vero è, come dice Claudio, che le opere di McCarthy sono “autonome e compiute”, si rinnovano nel genere e nello stile mantenendo inderogabili le tematiche della frontiera, intesa pure come limite esistenziale.
    Certo non posso dimenticare “Meridiano di sangue” così icastico e metaforico da instradarci e immergerci in una nuova epopea western: per me di grandezza assoluta.

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